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Almost Nothing, l'umanità dietro i misteri del CERN raccontata in un film

Il documentario di Anna de Manincor e ZimmerFrei esplora la vera vita all'interno del più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle. Nei cinema fino al 21 novembre

19.11.2018 - Autore: Pierpaolo Festa
Funziona così: di solito tutto comincia attorno a un caffè, con i ricercatori comodamente seduti a un tavolo della caffetteria. Guardando Almost Nothing scopriamo che quel luogo è il vero centro nevralgico dove sono state partorite le idee più geniali sviluppate al CERN. 
 
L’ Organizzazione europea per la ricerca nucleare è uno dei due o tre posti al mondo in cui ci si chiede quale sia l’origine dell’uomo e dell’universo e si può provare a dare una risposta. Visto da lontano, tramite documentari scientifici e film e libri action-thriller, sembra una fortezza inespugnabile: uno di quei super-laboratori top secret con un ascensore che magari arriva cinquanta piani sottoterra. Il CERN non è questo, o forse lo è, di sicuro è anche un posto popolato da migliaia di esseri umani. La regista Anna de Manincor e il collettivo di artisti e filmmaker ZimmerFrei lo hanno raccontato nel documentario che arriva nei cinema come un evento: Almost Nothing è nelle sale per pochissimi giorni, da 18 al 21 novembre con I Wonder Pictures. 

Cercacinema: vai alla scheda di Almost Nothing - CERN: La scoperta del futuro per trovare la sala più vicina e l'orario del tuo spettacolo


 
Per la seconda volta nel giro di un anno ecco un film sul CERN (l’altro era Il senso della bellezza di Valerio Jalongo). Jalongo cercava la bellezza delle teorie formulate paragonandola all'arte, la macchina da presa dei filmmaker di Almost Nothing evita di raccontare super-formule collegate alla nostra ragione di esistere, e cerca invece di cogliere l'umanità dei ricercatori, in tutte le sue imperfezioni. “Gli scienziati sono molto abituati alla presenza di troupe TV, giornalisti e registi che cercano un set da film fantascientifico, che in effetti si trovano davanti - racconta Anna de Manincor ai microfoni di Film.it -  Non ci interessava un film di fantascienza. Direi invece che Almost Nothing è un film positivo. Forse il film più ottimista che io abbia mai girato. Raccontiamo il lavoro di squadra, quello in cui le persone conservano la propria specificità e allo stesso tempo sono in grado di lavorare con colleghi che vengono da altri contesti. E’ una cosa molto rara da vedere nei posti di lavoro”. 

Come siete riusciti dunque a guadagnarvi la fiducia dei ricercatori? 
Siamo tornati a girare più volte, circa una dozzina nell’arco di quattro anni. Credo di aver passato al CERN un totale di quattro mesi. Abbiamo avuto modo di conoscere alcune persone che si domandavano cosa diavolo facessimo lì: sono abituati ai tempi lunghi e credo proprio che li abbiamo conquistati con i tempi lunghi, ascoltandoli più che ponendo loro domande su complesse teorie scientifiche. Ovviamente non li abbiamo conquistati tutti, sono pur sempre dodicimila! Mi piace pensare che il nostro sia un "film di ricerca sulla ricerca".


 
E’ anche un film che include abbastanza humour.
Credo che chi è abituato a scavare nella propria intelligenza logica ami molto i non-sense e la componente surreale del linguaggio. Lo humor è dovuto al fatto che i ricercatori riconoscono continuamente i propri limiti. 
 
Un’altra cosa che colpisce è il tempo che chi lavora al CERN ha da dedicare alle proprie passioni. Inevitabile pensare alla Pixar che offre ai suoi impiegati spazi per dedicarsi allo sport e ad attività ricreative.
Nel CERN si trovano molti club, tantissime attività: vela, tango, yoga, arti marziali, sale per prove di gruppi musicali, e perfino attività per radioamatori. C’è un cineclub che ci ha praticamente adottati durante le riprese. C’è un gruppo di fotografia e tanti altri gruppi di discussione. C’è anche un club LGBT. Gli unici club che non possono esistere all'interno del CERN sono i gruppi religiosi e i gruppi politici che vanno cercati direttamente in città, dato che a Ginevra c’è tutto. Questi luoghi esistono perché i ricercatori vengono da ogni parte del mondo e non sempre riescono a crearsi una vita sociale nelle cittadine in cui risiedono. Nomini la Pixar e in effetti è così: nei contratti di chi lavora al CERN c’è una clausola secondo la quale per avere efficienza in questo tipo di lavoro in cui devi essere efficace, devi destinare il 30% del tuo tempo ad attività che scegli tu. Andare a pesca, stare su internet, guardare dei film o fare sport. Queste cose si riflettono nella qualità del tuo lavoro e quindi il CERN le paga. Come se stessi lavorando nel tuo laboratorio.


 
Ci sono queste cose straordinarie, ma c’è anche aria di crisi economica. 
Molti lo considerano un luogo privilegiato, lo è, ma risente di tanti problemi che tutti conosciamo. Ci sono molti più fisici e ingegneri qualificati per fare il lavoro rispetto alla domanda di personale. Anche loro sono precari, ed essere precari quando hai tempi di lavoro che arrivano anche a quindici o trent'anni può essere un problema se non hai un contratto. Trent'anni, a volte questo è il tempo richiesto per realizzare un progetto. A volte i componenti richiesti per quel progetto devono ancora inventarli!
 
Dopo quattro mesi passati al CERN qual è la cosa che ti ha colpito di più? 
Il loro orgoglio di lavorare lì. Ho incontrato delle persone fondamentalmente felici di fare quello che fanno. Ed è una cosa straordinaria. Quando parli di un film e lo devi ancora finanziare ti chiedono chi sono i personaggi e qual è il loro conflitto. Io non ho trovato il conflitto, o meglio l’ho trovato alla fine di questa esperienza: il conflitto è l’esterno. E’ la nostra società che è in conflitto con questo modello. C’è un modo di lavorare che rende le persone felici. Esiste. E io l’ho trovato lì al CERN. 

Almost Nothing è distribuito nei cinema il 18, 19, 20 e 21 novembre da I Wonder Pictures.