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A cavallo tra cinema e teatro
Di origine francese e attore di stampo teatrale Michel Rocher è perfetto nel ruolo del protagonista.

27.11.2001 - Autore: Leonardo Godano
Le riprese di Strani accordi si sono svolte a Roma nel mese di giugno 2001. Le musiche della colonna sonora sono state create dal giovane compositore e musicista jazz Michele Damato. E come già citato il ruolo del protagonista maschile è toccato a Michel Rocher. Michel ha lavorato, tra gli altri, con Mauro Bolognini ne Gli indifferenti, con Sergio Rubini ne La stazione e con Mario Monicelli in Rossini Rossini. Tra le interpretazioni a teatro, è andato in scena in Kibbutz e Il cadetto Winslow diretto da Ernesto Calindri.
Di origine francese e attore di stampo teatrale, Michel ci sembra perfetto nel ruolo del musicista perso nelle sue note ma subito pronto ad ascoltare la persona più importante della sua vita.
Che tipo di attore è Michel Rocher?
\"Di madre e cultura francese, mi sono formato a Parigi presso lAccademia di Arti Drammatiche e contemporaneamente ho subito iniziato, quando avevo circa 22 anni, a fare teatro in Francia. La prima cosa che feci fu con Luchino Visconti da una piéce di Arthur Miller e anche se avevo una parte piccolissima per me fu una grande esperienza e una grande lezione. Mentre facevo teatro iniziavo anche a fare delle esperienze cinematografiche\".
Strani accordi è stato il tuo primo cortometraggio?
\"Io li definisco otto minuti di puro cinema. E si potrebbero inserire benissimo in un grande film. Girato con una troupe vera, Stefano ha saputo raccogliere grandi tecnici e fare un ottimo lavoro.
Un cortometraggio è come un film, anzi ha quasi un valore superiore essendo un concentrato di idee, suoni e sensazioni\".
Comè stato lavorare con una star come Maria Grazia Cucinotta? E come ti sei trovato con Stefano?
\"Maria Grazia è fantastica. Il nostro rapporto sotto il profilo professionale è stato ottimo. Abbiamo subito instaurato un ottimo feeling. Stefano è giovane ma ha già molta esperienza. E molto pignolo nella preparazione, ma poi quando si è in scena lascia allattore una giusta libertà dimprovvisazione\".
Qual è la grande differenza tra recitare sul palcoscenico e invece confrontarsi con la macchina da presa?
\"E sostanzialmente una differenza di mezzi, vocali e tecnici. A teatro si recita sempre pensando al pubblico. Una volta avevo di fronte a me 1.800 persone e dovevo modulare la mia voce in modo da farmi sentire anche allultima fila. Sul set reciti sapendo che il tuo interlocutore è la macchina da presa che funge da potenziale spettatore.
Per le sensazione dellattore, sul palcoscenico si riceve immediatamente il responso del pubblico, lo percepisci in ogni momento. A teatro cè una corrente che passa ed è prodotta dalle onde elettromagnetiche che ogni spettatore produce vedendoti recitare. Questa è la bellezza del teatro: caricarti per il confronto con il pubblico. E una paura che stimola uno stato di grazia ed estasi.
Al cinema la recitazione è introspettiva: si deve tirar fuori solo lanima e deve uscire attraverso gli occhi che sono le finestre dellattore. Nel cinema non si recita, bisogna cercare di essere se stessi\".