
Superman compie 40 anni, dieci ragioni per rivedere il classico con Christopher Reeve
Dieci ragioni per rivedere Superman
Bisogna rivalutarlo
Per troppo tempo Superman è passato in sordina. La sua classicità lo frega: è talmente un archetipo, lontano dalla modernizzazione dei supereroi operata dalla Marvel, che finisce per risultare “vecchio”. Ma tra vecchio e classico c'è una sfumatura importante: e questo film la cavalca, regalando emozioni e un senso della grandezza paragonabile al cinema di David Lean.

Christopher Reeve
Scelto dopo aver valutato diverse star dell'epoca (tra cui Robert Redford, Dustin Hoffman e Sylvester Stallone), molte delle quali avevano sbattuto la porta in faccia alla produzione, lo sconosciuto Christopher Reeve fu la più grossa scommessa del film. Attore dal background teatrale, Reeve risultò perfetto. Fisicamente era l'incarnazione ideale dell'eroe: alto, atletico, dallo sguardo gentile. Ma non solo: dimostrò di saper gestire la dualità Superman/Clark Kent con l'abilità di un interprete consumato. Grazie a lui ci crediamo quando nessuno riconosce Clark, perché non sono solo gli occhiali a fare la differenza, ma tutto il linguaggio del corpo. Il suo casting fu un colpo da maestro e, ancora oggi, è il solo Superman possibile.

Un film epico
I produttori Alexander e Ilya Salkind sapevano di dover vendere al pubblico l'idea di un blockbuster “adulto” su Superman, e dunque si affidarono a grossi nomi dell'establishment hollywoodiano. Tra questi, Mario Puzo, sceneggiatore premio Oscar per Il padrino e Il padrino – Parte II. Puzo concepì la storia e scrisse la sceneggiatura, firmata anche da David e Leslie Newman, Robert Benton e, non accreditato, Tom Mankiewicz. Il risultato, anche grazie alle scelte estetiche di Richard Donner e del direttore della fotografia Geoffrey Unsworth, è un'ode all'America del passato e del presente (anni '70), un distillato di tutto ciò che ne ha forgiato il mito.

Le musiche
John Williams usciva appena appena dalla collaborazione con un certo George Lucas su un suo progettino (Star Wars). Era all'apice della sua carriera e sfornò una colonna sonora memorabile, una delle più belle mai scritte, capace di evocare eroismo, epica, romanticismo e mistero anche senza bisogno delle immagini.

Richard Donner
Richard Donner veniva da una carriera quasi ventennale nella televisione. Due anni prima aveva diretto l'ottimo horror Il presagio. Fu scelto per la sua solidità professionale, di certo, ma anche qui i Salkind fecero jackpot. Da lì, Donner sarebbe passato a dirigere classici come Ladyhawke, I Goonies e la saga di Arma letale. Peccato che abbia poi litigato con i produttori, venendo tagliato fuori da Superman II (ma recuperate il suo Richard Donner Cut del sequel. Ne vale la pena).

Le scenografie
John Barry, leggendario scenografo di Guerre stellari e Arancia meccanica, morto purtroppo di meningite nel 1979, è responsabile di aver creato il fantastico design del film. In particolare il look glaciale di Krypton e della Fortezza della Solitudine. Austero, rigoroso e memorabile, questo design ci riporta indietro a un'epoca in cui la CGI non era ancora stata inventata e dunque ci si doveva arrangiare. Dai limiti però nascevano le grandi idee. La parola d'ordine era “less is more”.

Il primo supereroe
Superman è il primo, il prototipo. La creazione da cui nacquero tutti i supereroi. Questo film ne racconta la versione più classica, prima degli sconvolgimenti degli anni '80, quando la DC tentò di modernizzare tutte le sue testate. Una fotografia di un'epoca più semplice, forse, ma anche l'affermazione definitiva della figura del supereroe come invenzione culturale tutta americana.

Il cast
Abbiamo citato Christopher Reeve, ma anche i comprimari non scherzano. Gene Hackman fu chiamato a interpretare Lex Luthor perché serviva una star. La sua sbruffonaggine è un perfetto contraltare all'integrità morale di Superman. Ned Beatty, Jackie Cooper, Glenn Ford e Valerie Perrine fanno tutti un grande lavoro. Marlon Brando regala al film la sua classe. E poi c'è Margot Kidder, la cui alchimia con Reeve è esplosiva. Per molti non esiste altra Lois Lane al di fuori di lei.

Una mitologia moderna
Si dice spesso che i supereroi sono paragonabili agli eroi dei miti greci, aggiornamenti sgargianti e pop di leggende antiche. È vero, ma lo è soprattutto nel caso dei supereroi DC Comics. Superman, il film, tiene presente tutto questo e si appoggia sulla struttura a tre atti del viaggio dell'eroe (alla base di tutti i film d'avventura, come lo stesso Star Wars) e la usa per creare una mitologia moderna, il film eroico definitivo.

Per dimenticare L'uomo d'acciaio
Purtroppo la versione più recente di Superman è stata piuttosto deludente. Henry Cavill non è Christopher Reeve, ma i problemi sono altri, in un film che tenta troppo di giustificare tutte le ingenuità di un personaggio nato ottant'anni fa. Molto meglio sospendere l'incredulità e godersi un'avventura che, pur se non priva di difetti, è ancora genuina oggi quanto lo era allora.