
Photostory: momenti folli a Venezia

George Clooney a Venezia
Di momenti curiosi e a volte bizzarri a Venezia se ne sono visti tanti, ed è inevitabile: stiamo pur sempre parlando di una gigantesca vetrina utilizzata dalle star per sfoggiare la propria eccentricità davanti a tutto il mondo. Quest'anno probabilmente non sarà da meno, soprattutto perché si aprirà con la presenza di George Clooney, in assoluto l'attore più tartassato dalla stampa. In attesa della riapertura delle danze il 28 agosto, vi presentiamo dieci momenti indimenticabili, folli ed esilaranti dalla Mostra del Cinema...

Troppi caffè, George?
Il buon George Clooney è abituato a ricevere più quesiti sulle sue relazioni amorose e tendenze sessuali, piuttosto che sui film che presenta, ma generalmente riesce a mantenere l'aplomb. Eppure anche lui una volta si è lasciato andare: accadde nel 2007, quando Clooney presentò Michael Clayton. Nel film, interpretava un avvocato in crisi morale perché incaricato di difendere una compagnia che lui sa essere colpevole di gravi violazioni. Un giornalista lo esortò dunque a parlare del suo coinvolgimento con la Nestlè, in quanto testimonial di Nespresso. Clooney si scaldò e lo zittì: “Non ho intenzione di chiederle scusa per tentare di guadagnarmi da vivere ogni tanto. La trovo una domanda irritante”.

Michele Placido: decisamente troppi caffè
Michele Placido è noto per il suo temperamento imprevedibile. Lo ha dimostrato in maniera eclatante quando una giornalista spagnola (che lui credeva inglese perché gli aveva fatto la domanda in inglese – non fa una grinza) gli chiese se non fosse un controsenso che lui, regista di sinistra, avesse fatto un film (Il grande sogno) per la Medusa di Silvio Berlusconi. “Ma se non li faccio con la Medusa, con chi li devo fare?”, sbotta il regista, accusando il cinema americano di fare le guerre per poi farci i film e far vedere “quanto siete bravi”. Un delirio, tagliato corto quando la giornalista spiega di non essere né inglese, né tanto meno americana. “Ah sei spagnola – conclude Placido – Peggio!”.

Brad Pitt, free hugs
Sempre nel 2007, Brad Pitt era a Venezia per presentare L'assassino di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, quando una fan saltò fuori da una transenna e lo abbracciò. La security, copiosa, si imbarazzò tantissimo per questa grave svista. Avrebbe potuto essere anche un pazzo con cattive intenzioni, ma per fortuna si trattava solamente di una ragazza innamorata.

Johnny by night
Nel 2004, un ritardo mostruoso fece slittare la proiezione di Neverland – Un sogno per la vita alle 2 di notte. Johnny Depp e la co-star Kate Winslet si presentarono comunque con il loro sorriso smagliante e sfilarono sul red carpet come niente fosse. “In questo lavoro bisogna essere disposti a tutto”, il commento laconico dell'attrice.

Sotto la maschera, Vincent Gallo
Nel 2010, Vincent Gallo presenta due film: Promises Written in Water, da regista, ed Essential Killing, da attore. Grazie a quest'ultimo vince la Coppa Volpi come migliore attore, premio che però si rifiuta di ritirare. Al suo posto, sul palco sale il regista Jerzy Skolimowski, che urla: “Dai Vincent, lo so che sei lì. Sali!”. Ma niente da fare: quell'anno, Vince si è messo in testa di fare la star. E infatti arriva alla darsena del Casinò con il volto coperto da una maschera, manco fosse Michael Dudikoff in American Ninja. Oh, Vincent, se non ti va, non te lo ha mica prescritto il dottore.

Il flauto magico alla Fenice, ma quello di Branagh
L'adattamento de Il flauto magico di Mozart diretto da Kenneth Branagh fu proiettato, per iniziativa di Marco Müller, al teatro veneziano La Fenice quando venne presentato in anteprima alla Mostra nel 2006. Un'occasione davvero unica che ha unito il meglio del cinema e del teatro lirico per una serata all'insegna dell'inversione dei ruoli: come commentò Branagh, infatti, “Eravamo un po' perplessi inizialmente, perché l'intento del film è quello di portare gli spettatori dell'opera fuori dal teatro e invece in questo caso abbiamo fatto l'opposto”.

Michael Mann zittisce Matteo Garrone
Nella scorsa edizione il trionfo di Pietà e The Master hanno eclissato il pur buon riscontro di critica di Bella addormentata di Marco Bellocchio, poi quasi totalmente ignorato nei premi (solo l'attore Fabrizio Falco ha vinto il premio Marcello Mastroianni). Naturalmente, questo ha spinto i soliti a fare le solite domande inutilmente campaniliste, tipo “Perché non avete premiato i nostri film?”. Matteo Garrone, unico membro italiano della Giuria, sta per rispondere, quando il presidente Michael Mann praticamente lo mette a tacere anticipandone la risposta: “Non abbiamo preso in considerazione il fatto che un Paese avesse bisogno più o meno di visibilità”. Capito? Non c'è da spartirsi una torta, ma da premiare i film che lo meritano di più. Garrone non riesce proprio a parlare, e Mann conclude: “Non parleremo delle nostre valutazioni di giurie, sono questioni private. I risultati sono i premi, niente è stato fatto per caso. E comunque non voglio discuterne”.

PTA fredda PPF
La conferenza stampa di Paul Thomas Anderson, regista di The Master (film vincitore del Leone d'Argento e della Coppa Volpi per i migliori attori, Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix), fu un vero delirio. Hoffman e Anderson gigioni, Phoenix invece svogliato e con atteggiamenti da star. In tutto questo marasma, il nostro Pierpaolo Festa si alza in piedi per chiedere al regista se abbia fatto vedere il suo film, ispirato alla storia di L. Ron Hubbard, fondatore di Scientology, al suo amico e notorio fedelissimo di Scientology Tom Cruise, e se nel farlo abbia in qualche modo danneggiato la loro amicizia. “Sì, gli ho mostrato il film e sì, siamo ancora amici – risponde PTA stizzito – Il resto è fra me e Tom”.