
Otto registi arrestati per i loro film

Bernardo Bertolucci per Ultimo tango a Parigi (1972)
Uno dei più noti e sconvolgenti casi giudiziari della storia del cinema italiano è quello che portò Bernardo Bertolucci, oltre ai produttori e a Marlon Brando, a una condanna di due mesi (poi sospesa) per aver realizzato Ultimo tango a Parigi, un film che offese il pubblico senso del pudore alla sua uscita. La pellicola fu condannata alla distruzione ma, fortunosamente, salvata.
Questo è solo uno dei tanti casi in cui uno o più film sono costati l'arresto e magari persino una condanna al loro regista. Ecco altri celebri...
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Lucio Fulci per Una lucertola con la pelle di donna (1971)
Lucio Fulci è un regista che ha spesso superato i limiti di ciò che era mostrabile al cinema. Una lucertola con la pelle di donna include una sequenza in cui vengono mostrati dei cani a cui è stata praticata la vivisezione. L'immagine è fortissima: i cani giacciono con il ventre aperto da cui si intravedono i cuori che pulsano. L'effetto speciale è opera del genio Carlo Rambaldi, poi vincitore di due Oscar per Alien ed E.T. Fulci e Rambaldi dovettero portare con sé i finti cani in aula durante un processo per violenze sugli animali, per dimostrare che quella scena era frutto di un abile trucco cinematografico. Forse il complimento migliore per un effettista!

George A. Romero
Con La notte dei morti viventi, George Romero sfidò le convenzioni del cinema horror per consegnare alla storia un classico che sconvolse il pubblico. Ma il suo unico confronto con la legge risale in realtà agli anni della sua giovinezza. A 14 anni viveva nel Bronx, a New York, ed era solito girare filmini Super 8. Per uno di questi, The Man From the Meteor, diede fuoco a un manichino (che rappresentava un alieno) e lo spinse giù dal tetto. I vicini chiamarono la polizia e Romero venne trascinato via, per poi venire liberato il pomeriggio stesso.

Jafar Panahi
Il regista iraniano Jafar Panahi è stato arrestato nel 2010 dopo essere rimasto nel mirino delle autorità del suo paese per lungo tempo, per via del contenuto dei suoi film. Panahi fu arrestato per aver partecipato ai movimenti di protesta contro il regime e gli fu proibito di realizzare film e uscire dal paese per vent'anni. In realtà, sin da allora ha continuato a girare film clandestinamente. Uno di questi è Taxi Teheran, vincitore dell'Orso d'Oro a Berlino.

Tahmineh Milani per The Hidden Half (2001)
La regista iraniana Tahmineh Milani da sempre pone nei suoi film particolare attenzione alla condizione della donna nel suo paese. Dopo aver diretto The Hidden Half, storia di una donna costretta a rivelare a suo marito, un giudice, i segreti del suo passato rivoluzionario, rilasciò un'intervista in cui criticava il regime. La sua casa e il suo ufficio vennero perquisiti e lei arrestata poco dopo. L'arresto scatenò una forte reazione internazionale e a una petizione firmata da autori come Francis Ford Coppola, Spike Lee, Martin Scorsese, Steven Soderbergh e Ang Lee. Le accuse furono in seguito ritirate.

Daniel Adams per I guardiani del faro (2009)
Il regista Daniel Adams fu arrestato e condannato a una sentenza di due anni (scontata in un carcere di minima sicurezza) per evasione fiscale. Il motivo dell'evasione? Portare a casa il suo film, I guardiani del faro, nonostante la sua situazione finanziaria fosse in cattive acque da tempo.
Alien 2 - Sulla Terra (1980)
L'incredibile storia produttiva di Alien 2 - Sulla Terra, sequel apocrifo di Alien diretto da Ciro Ippolito, è piena di aneddoti straordinari. Come il fatto che il mostro alieno che perseguita un gruppo di speleologi fosse in realtà della semplice trippa. Ma qui ci interessa un altro aneddoto: gli effetti speciali del film furono realizzati in una cantina a Roma. Le continue urla degli attori e l'odore di carne rancida spinsero i vicini di casa a chiamare la polizia, che arrestò tutta la troupe per sospetto di omicidio e occultamento di cadavere.

Cannibal Holocaust (1980)
Forse il film più scandaloso del decennio '80, Cannibal Holocaust è noto per le vere violenze sugli animali, ma il regista Ruggero Deodato fu trascinato in tribunale anche per altro. Il film venne accusato di essere “opera contraria al buon costume e alla morale” e Deodato dovette dimostrare gli attori protagonisti, tra cui Luca Barbareschi, erano vivi e vegeti. Per contratto, gli attori avrebbero dovuto sparire per un anno per far credere che le loro morti fossero autentiche e che il film, girato come un found footage ben prima di The Blair Witch Project, fosse realmente un documentario. Strategia all'avanguardia che però ebbe l'effetto collaterale di convincere tutti che Deodato avesse effettivamente ucciso delle persone per fare il film.