NOTIZIE

Venezia: epilogo senza sogni

Nulla contro il vincitore. "Il ritorno" di Andrej Zvjagintsev è stato giudicato unanimemente come un film di grandissimo spessore, vicino al miracolo che fa parlare di capolavoro. Ma "Buongiorno notte" di Bellocchio meritava certamente di più.

Festival Venezia 2003

07.09.2003 - Autore: Leonardo Godano e Matteo Nucci
La sessantesima edizione del festival di Venezia si è conclusa a Roma. Davanti a un grande cinema del quartiere Prati, la folla acclamava il 'vincitore' e gli attori del suo toccante film. Tranne Lo Cascio, rimasto in laguna per ritirare il premio destinato a Bellocchio (Premio per un contributo individuale di particolare rilievo alla sceneggiatura "sembra il titolo di un film della Wertmuller", mormorava Chiambretti durante la serata ufficiale), c'erano tutti. Stretto tra Maya Sansa e Herlitzka, c'era soprattutto lui, il grande sconfitto, Marco Bellocchio. "Buongiorno notte" non avrebbe vinto che un piccolo premio lo si era saputo dal mattino. E nell'amarezza, il regista aveva fatto le valige. "Preferivo non vedere facce dolenti, stasera. Volevo un po' di contentezza" ha commentato senza alimentare polemiche. E il pubblico lo ha già premiato in tutti i modi possibili. Dopo i sedici minuti di applausi in sala grande, e gli undici minuti di standing ovation dell'Eden, Bellocchio ha visto il suo film incassare durante il weekend più di qualsiasi blockbuster in uscita. E già si parla dell'ennesimo scandalo.   Nulla contro il vincitore. "Il ritorno" di Andrej Zvjagintsev è stato giudicato unanimemente come un film di grandissimo spessore, vicino al miracolo che fa parlare di capolavoro. Una storia rarefatta, in luoghi che si allontanano dalla nozione comune di luogo, due ragazzini e un padre, un viaggio, molta poesia, molti simbolismi, molti spazi alla liberazione del rimpianto, in primis per quel piccolo protagonista morto affogato appena terminate le riprese del film. Un film che aveva subito convinto i critici e che quindi non ha nulla a che vedere con la tristezza tutta italica di chi osserva il proprio paese non ricompensare adeguatamente i suoi figli.   La stessa Maya Sansa meritava forse di più della pur brava Katja Riemann che sembra scelta piuttosto per non dimenticare un bel film come "Rosenstrasse" di Margarethe Von Trotta. Mentre la coppa Volpi a Sean Penn ha convinto finalmente tutti. Non solo per la bravura dell'attore, né soltanto per la sua indiscutibile versatilità, quanto per il coraggio politico e la semplicità nell'esprimere, sempre in maniera diretta ed efficace, pensieri che spesso, in questo mondo, vagano volontariamentre contorti in arabeschi infiniti quanto inutili. Altro grande vincitore (Premio speciale per la regia), Takeshi Kitano, con il suo appassionante "Zatoichi", opera di un regista ormai cult. Gran Premio della Giuria - Leone d'Argento, a Randa Chahal Sabbag con 'Aquilone'. E vincitore del 'Controcorrente', nonostante le voci che davano per certa Sofia Coppola, il curdo Hiner Saleem con "Vodka Lemon". Una premiazione forse un po' troppo politically correct chiudeva così il festival fra le battute di Chiambretti e le promesse di De Hadeln nella blindatissima sala grande - aperta solo agli accreditati dallo sponsor della serata. Il vero epilogo, però, altrove. Nella città dove l'Aldo Moro di Bellocchio abbandona il \'carcere\' per un'alba di sognante libertà.
FILM E PERSONE