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Una soprannaturale percezione del mondo
Intervista a Francesco Dal Bosco

01.02.2001 - Autore: Beatrice Rutiloni
La poetica del commesso viaggiatore, con il suo transitare nella vita quasi da ospite, ha una tradizione drammaturgica di mezzo secolo: dal testo teatrale di Arthur Miller Morte di un commesso viaggiatore al riadattamento cinematografico di Schlondorff nella pellicola omonima con Dustin Hoffman. In Commesso viaggiatore di Francesco dal Bosco, inserito nella sezione Panorama alla Berlinale, Claudio Bigagli, già protagonista del dramma in teatro sotto la regia di Sciaccaluga, interpreta Michele Rosati, una sorta di borghese che sarebbe piccolo piccolo se non fosse disturbato da una quasi soprannaturale percezione del mondo. Così la vita quotidiana si movimenta di visioni oscure, sempre più nere, fino a divenire incubi a occhi aperti. La sapiente regia di Dal Bosco, scrittore prima di tutto (per lui il cinema è una forma di scrittura), ed esperto documentarista, ha operato in modo da dividere visivamente i momenti di veggenza dalla vita reale, che corrispondono alla schizofrenia del protagonista, con lutilizzo del bianco e nero frapposto al colore.
Che momento è, questo per il cinema italiano?
F. D. B. Senzaltro di risveglio e Berlino ne è la prova tangibile. Stiamo tornando ad una situazione di normalità, dato che negli ultimi anni la visibilità dei nostri film ai festival internazionali è stata ridotta, se non nulla e non certo da imputare ad una chiusura preconcetta quanto ad uno stato di crisi effettivo. Mi sembra che Berlino inverta la tendenza. Più in generale in Europa si sta creando una situazione interessante, soprattutto dal punto di vista produttivo, e questo va a pesare a livello internazionale, se non al box-office, senzaltro a livello artistico. Mi viene in mente Lars Von Trier con la sua società, grazie al quale lEuropa è tornata al centro dello storico dibattito col cinema doltreoceano, ora in crisi dinventiva. Mi auguro che in Italia si segua un po il suo esempio, la forza di intraprendere idee nuove ed originali e la riprova che alla fine questo paga.
Tu utilizzi sempre varie fonti visive nei tuoi film, è funzionale rispetto alla narrazione?
F. D. B. Ho sempre lavorato in questo modo. Commesso viaggiatore è girato principalmente in 35mm a colori e in bianco e nero, però ci sono molti interventi anche in video. Il film ha una forma piuttosto sfaccettata. Sia da un punto di vista cromatico che degli standard di ripresa, è stato un modo, in questo caso, funzionale alla storia, di mostrare i vari livelli di percezione del protagonista che si traducono visivamente in immagini diversificate nel formato. Comunque, in generale, mi piace lavorare spaziando in vari campi, utilizzando tutto ciò che ho a disposizione tecnicamente. Daltra parte la tecnica mista è la necessaria risposta agli stimoli nuovi della narrazione televisiva, video, pubblicità e ora internet.
Qual è la sensibilità del commesso viaggiatore?
F. D. B. E un uomo normale che si trova a fare i conti con una capacità soprannaturale di vedere la forza autodistruttiva della vita. Una specie di medium kafkiano che però non è cosciente delle sue possibilità. Vede costantemente lorrore nelle cose quotidiane, al contrario di tutti noi che di rado o mai, abbiamo delle illuminazioni, e non riesce a gestire la cosa perché non è un uomo eccezionale. Credo che questo tipo di fenomeni di percezione del senso delle cose siano poi alla base di disordini psicologici come la paranoia. E una sensibilità particolare.
Con Daniele Costantini hai fondato nel 1999 la Monti Pallidi Film, la società di produzione cinematografica che ha realizzato Commesso viaggiatore e che si propone di sperimentare nuove strade espressive a basso budget, me ne parli?
F. D. B. Vorremmo cercare, anche se è molto difficile, di produrre film con budget limitato e utilizzare il più possibile le nuove tecnologie elettroniche, non solo come supporto ma a livello narrativo. Credo che ci siano ancora molte cose da fare in questo senso. Per la prima volta i progetti più avanzati si stanno realizzando in Europa e non negli Stati Uniti. Penso sempre a Von Trier ma anche a Carax, Kassovitz o Peter Greenaway. La Monti Pallidi vuole entrare a far parte di questo movimento europeo indirizzato a vie inconsuete. Credo che a Berlino abbiano riconosciuto questo tipo di sforzo in Commesso Viaggiatore che, come tutte le prime produzioni di una piccolissima società come la nostra, ha incontrato non poche difficoltà, volendosi mantenere indipendente\".