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Un placido lunedi al Lido

Un fantasma si aggira sul Lido. È il fantasma di un film che potrebbe diventare cult. Molti hanno intenzione di rivederlo pur di trovarci dentro Pirandello...

Ovunque sei

12.04.2007 - Autore: Leonardo Godano e Matteo Nucci
La frase del giorno Lui non c’è più, io invece sono qui (Dionisi a Boboulova in “Ovunque sei”. Dopo aver provocato la morte del marito della Boboulova Accorsi nella notte in cui peraltro la Boboulova si è lasciata sedurre dal suo fascino e proprio per colpa di un telefonino trillante in macchina; insomma, dopo che il personaggio di Dionisi è causa della morte del marito e dei rimpianti e dei rimorsi della Boboulova, e dopo giorni di terribile lutto, questa è la raffinata battuta che assieme a Placido tre fra i migliori sceneggiatori italiani (?!) hanno saputo scrivere. Ovazioni sfrenate in sala.)   Il film più brutto Sarebbe davvero impossibile oggi cercare un brutto film. Dopo aver visto “Ovunque sei”, è difficile che si aprano prospettive di qualche rilievo anche nei prossimi giorni. Il problema vero piuttosto è: possiamo definire “Ovunque sei” un brutto film? Anzi, possiamo davvero definirlo un ‘film’?   La conferenza stampa più indecorosa La sfilata sembra quella di un esercito pronto alla guerra: assieme a Michele Placido volto terreo ci sono Stefano Accorsi, Barbara Bobulova, Stefano Dionisi e Violante Placido, ma non mancano incredibile a dirsi gli sceneggiatori: Starnone, Piccolo e Contarello. Le facce raccontano già tutto e forse a sollevare l’umore di Accorsi & co. c’è il timido applauso di qualche ragazza che è riuscita a entrare. Silenzio. Cominciare sarà dura. La prima domanda è per gli sceneggiatori ed è molto semplice: “Come avete lavorato?” sottinteso sarebbe “come avete fatto, in quattro, a scrivere battute simili?” ma la risposta è stupefacente: “abbiamo lavorato benissimo” “è stato fantastico” e simili… Seconda domanda per i produttori: “Perché avete prodotto questo film?” La risposta firmata Cattleya è analoga alle precedenti. E dunque qual è il problema? Placido comincia a snocciolare citazioni. Pirandello su tutti. Come se nessuno sia in grado di capire la profondità intellettuale de! ll’operazione e al tempo stesso la sua portata popolare. Il tono è piccato. In sostanza, sarà il pubblico a dire se al solito la stampa è contraria per chissà quale partito preso! Ma quel che fa male è sentir dire che ridere del dolore è qualcosa di poco carino. Santiddio ma chi è che si è preso gioco del lutto e del dolore? Niente. Impossibile parlare. Domande affettate non scalfiscono le certezze che la stampa ieri sia stata prevenuta in due sale contemporaneamente e che stasera il film riceverà le ovazioni delle fan di Accorsi. E così quando si chiedono spiegazioni sul nudo di Accorsi-Placido, la risposta è incredula: Accorsi è seccatissimo di queste risate e Placido le trova volgari. La conclusione è epocale. In un clima surreale in cui pare che nessuno abbia il coraggio fantozziano di gridare “Ovunque sei…” anziché “La corazzata Potemkin…”, in questo clima asettico, termina il tempo per ulteriori domande, qualcuno chiede autografi, qualcun altro chiede spiegazione agli! sceneggiatori della frase di cui sopra (La frase del giorno) ! e la risposta è esemplare: “La prossima volta chiamiamo lei a scrivere il film, ok?” Evviva evviva! È la rinascita del cinema italiano!   La bugia più grossa… …per la più sacrosanta fra le domande. “Come mai avete voluto portare ‘Ovunque sei’ al festival?” Michele Placido: “Veramente non abbiamo voluto noi. È che siamo persone educate e, se invitati, andiamo. Io ho noia dei festival, penso siano per i giovani. Ma vado, se invitato, perché sono una persona educata”. È nota a tutti la verità. I selezionatori si sono trovati in mano un film irricevibile lungo più di due ore. Pur di farlo entrare in concorso, tagli netti e intenso lavoro ulteriore.   Non ci resta che lo SHIATSU Siete distrutti? Non ne potete più? Stanchi, stremati, delusi, sbigottiti, disgustati? La causa è evidente. Non altrettanto la soluzione. Provate con lo shiatsu. I maestri dell’Araba Fenice vi accoglieranno letteralmente a braccia aperte sulla terrazza del casinò, all’interno del ‘Sushi…non sushi bar’. È uno dei lasciti di quello che fu lo straordinario spazio Chill-out, rimpianto da tutti e sostituito da nessuno. Mani sensibili per ridirigere le energie corporee che colpevoli cineasti hanno voluto spezzarvi.    
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