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Tutti felici tranne i delusi

Tutti felici tranne i delusi

Cannes 2002

27.05.2002 - Autore: Luigi Sardiello - Filmaker's Magazine
Non sarebbe Festival se non fosse così. Le immagini dellOlocausto firmato Roman Polanski scorrono sul megaschermo del cinema Lumiere mentre ancora sul megaschermo esterno al Palais, per la gioia delle centinaia di fans assiepati dentro le transenne, imperversano le generose scollature della nuova dea dellamore Rebecca Romijn-Stamos, cui si sovrappongono gli sguardi sensuali della nuova dea dello scandalo Monica Bellucci e i sorrisi daltri tempi della nuova dea dello charme Sharon Stone.Si chiude così questa 55a edizione del Festival di Cannes, caratterizzata da tanti film carini e alcune cose indimenticabili. La Palma doro è andata al Pianista di Roman Polanski, vicenda simbolica e toccante ambientata nei drammatici giorni dellOlocausto e realizzata, come lautore a tenuto a precisare nei ringraziamenti sul palco, grazie a una produzione polacca, oltre al contributo di Rai Cinema, che un po ci inorgoglisce, in unedizione per il resto abbastanza avara per la compagine italiana. Il film è bello, e la Palma doro ci può stare benissimo. Come ci sta più che bene il Gran Premio della Giuria (quello che per tradizione va al film più originale, sperimentale, fuori dai canoni) al folle finlandese Aki Kaurismaki, autore dellapprezzatissimo Luomo senza passato. Dieci minuti ininterrotti di applausi e il ringraziamento di Kaurismaki prima di tutto a me stesso, poi alla giuria. Degli altri, vanno rimarcati come degni i premi per la recitazione ai semisconosciuti interpreti de Il figlio (difficile e importante film dei difficili e importanti fratelli Dardenne) e, ancora, dellUomo senza passato (nonostante alcune indiscrezioni della vigilia avessero fatto pensare alla nostra Monica Bellucci ma francamente, sarebbe stato eccessivo). Giusto anche il premio alla regia per Paul Thomas Anderson, capace di dare atmosfere e imprevedibilità alla nullità della favoletta di Punch-Drunk Love. E soprattutto miracoloso il premio alla sceneggiatura del film di Ken Loach Sweet Sixteen, come al solito (anzi, sempre più del solito) bello, rigoroso, profondo. Il premio della giuria è andato al palestinese Intervento divino di Elia Suleiman, e il premio del 55esimo anniversario al commovente manifesto anti armi e anti yankee di Michael Moore (Bowling for Columbine). Ma non sarebbe Festival se, accanto ai tanti contenti, non ci fossero i delusi e gli strascichi polemici. A cominciare dallunico capolavoro di questanno, il film Russian Ark del sovietico Sokurov, kolossal in digitale tutto girato dentro lHermitage, così elegante e così profondo da lasciare senza fiato. Come pure il piccolo gioiello di economia e semplicità Ten dellimmarcescibile Kiarostami. Ma fa tutto parte del gioco, come fa parte del gioco questa parata finale di stelle, questa chiassosa disposizione di paparazzi in smoking, questa disorganizzazione tutta francese (convinti di essere i migliori anche quando combinano inenarrabili casini) e queste mani che si agitano per un arrivederci alla prossima edizione, che si spera altrettanto inutile e dilettevole di questa.
FILM E PERSONE