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Torino Film Festival: il giorno di Coppola

È il giorno di Francis Ford Coppola, a Torino per presentare "Tetro - Segreti di famiglia" e ritirare il Gran Premio Torino. E per parlare di cinema, del futuro...

TFF 09

19.11.2009 - Autore: Stefano Milano
Al Torino Film Festival è il grande giorno: Francis Ford Coppola è arrivato per presentare il suo Tetro – Segreti di famiglia e ritirare il Gran Premio Torino assegnatogli per il lavoro della sua casa di produzione, la American Zoetrope, per la ricerca di nuovi talenti e linguaggi cinematografici.
Coppola è uno che non ama le formalità, ma ama parlare di cinema, e non solo dei suoi film. «È triste che il cinema, con la sua grande varietà di sguardi e mezzi, di fatto sia limitato dai capitali dell’industria cinematografica, che vogliono restringere il campo creativo decidendo che non si debba più girare in pellicola, o che non si debbano più fare film drammatici. Mia figlia Sofia si rifiuta tassativamente di usare il digitale, e lavora in pellicola anche in post-produzione. Io mi sto invece adattando. Tetro ha un’ottima fotografia anche se è in formato elettronico».
Lo spunto del digitale è un’ottima occasione per chiedere a Coppola che idea ha di come sarà il cinema del futuro. «Credo che sarà qualcosa che nemmeno possiamo immaginare. Continueranno a esserci le sale, ma molto diverse da quelle di oggi. Il cinema è come una lingua, che è soggetta a continui cambiamenti. Tra 40 anni il linguaggio cinematografico sarà completamente diverso. Il cinema coglie la sostanza della vastità della nostra coscienza di esseri umani, e dei nostri sogni».
Per Tetro, Coppola ha lavorato a cavallo tra presente, passato e futuro: «Ho usato, in maniera insolita, il bianco e nero per le parti relative al presente e il colore per il passato. Ma c’è un motivo: il film è ricco di contenuti emotivi e volevo sottolinearli con realismo poetico; il bianco e nero vi si addice, come in vecchi film come Fronte del porto e Rocco e i suoi fratelli».
Ma Tetro ha anche dei legami biografici e filmografici: «Sì, può essere definito il “cugino” di Rusty il selvaggio, perché c’è un legame stilistico, oltre che narrativo: è la storia di due fratelli, e il minore idealizza il maggiore. Anche per me è stato così con mio fratello. Con Tetro ho proseguito e concluso il discorso iniziato con Rusty il selvaggio».

Coppola è a Torino anche per ricevere il premio per l’attività della sua casa di produzione American Zoetrope, che ha saputo costruire una via alternativa a Hollywood: «In questi anni di attività siamo riusciti a creare un “San Francisco style”, specialmente per la maniera di lavorare sul sonoro, ma anche per il modo di produrre i film. A Hollywood invece la “m” non sta per “movie”, ma per “money”! A parte le facili battute, non c’è niente di male nel fare soldi: io stesso ne ho fatti, e ne ho persi anche molti prendendomi dei rischi. Ma è stato inevitabile: per fare cinema è necessario rischiare».
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