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Thirteen

Girato in 26 giorni, scritto con una ragazzina di 13 anni, l'esordio alla regia di Catherine Hardwick vince il premio per la miglior regia al Sundance Festival.

Thirteen

12.04.2007 - Autore: Terry Marocco
regia di Catherine Hardwick con Holly Hunter, Nikki Reed, Evan Rachl Wood   La discesa all'inferno di una tredicenne che passa dai peluches sul letto alla cocaina nella borsetta in pochi mesi è l'esordio di una regista-architetto americana, Catherine Hardwick, che in sei giorni ha scritto con la figlia tredicenne del compagno, Nikki Reed, protagonista nella parte di Evie, una sceneggiatura asciutta e serrata e in ventisei ha girato, con una macchina a mano, un perfetto ritratto della nuova 'girl culture' vincendo con 'Thirteen' il premio per la migliore regia all'ultimo Sundance Film Festival.   Un film sulla paura, la vulnerabilità, la confusione dell'adolescenza con uno sguardo intimo e duro. Tracy (l'esile e bionda Evan Rachl Wood) è una ragazzina acqua e sapone, studentessa modello, scrive bellissime poesie e vive una vita normale in una villetta come ce ne sono tante nei vialoni dei sobborghi di Los Angeles. Un fratello poco più grande, un padre inesistente e una madre, Mel (capelli lunghi disordinati, unghie sporche di nero, sigaretta e tazzone di caffè in mano, Holly Hunter è veramente perfetta), hippy ex-tossica che cerca di tirare avanti da sola facendo la parrucchiera in una casa dove c'è solo disordine, cibi precotti, amiche con figli che vanno e vengono, un fidanzato più giovane conosciuto durante la disintossicazione che appare e scompare. Al liceo Tracy subisce il fascino di Evie, da tutti definita 'la ragazza più figa della scuola'. Un piccolo clone di Jennifer Lopez, pantaloni a vita bassa, t-shirt aderenti, cinture di strass e una caterva di braccialetti. Per diventarle amica Tracy si trasforma completamente imitandola in tutto. Comincia a rubare nei negozi alla moda di Melrose Place, a drogarsi e a vendere la roba, a fare sesso con i ragazzini, ma solo quelli di colore. Eve che sembra la più dura, quella che conduce il gioco, è invece la più fragile: ha un disperato bisogno di affetto, vorrebbe prendersi la famiglia che non ha mai avuto, quella di Tracy. Dietro le sue esibizioni c'è il desiderio di affermare una personalità che non c'è, di sconfiggere le sue paure. Per Tracy è diverso, la ribellione è qualcosa di più forte, di vero fino all'autolesionismo, è la rabbia contro un famiglia che purtroppo c'è. La figura tragica è quella della madre divisa tra il voler essere un'amica a tutti i costi e la sconfitta di sentirsi urlare 'ti odio' e non capire nemmeno perché. Un film da non perdere, soprattutto se si hanno figli dell'età delle protagoniste. Almeno per essere preparati: ci possono essere Tracy in tutte le case. E poi gli psicologi avvertono, la ribellione è sempre più precoce. Insomma, il prossimo film potrebbe essere 'Nine'.  
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