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Terzo giorno al TFF: ondata di horror

La giornata di domenica 27 nel segno di John Carpenter

The Ward 02

28.11.2010 - Autore: Andrea Volpe
Il grande, imprescindibile John Carpenter, ospite nel 2000 per una storica retrospettiva ritorna a Torino (non di persona, purtroppo) con un nuovo film per il cinema, dopo gli episodi per la serie TV “Masters of Horror”. Si chiama "John Carpenter’s The Ward" (Massimo 1, 22.15), con il nome del regista non solo sopra ma direttamente “nel” titolo, e naturalmente è un horror, la storia di un ragazza rinchiusa in un istituto psichiatrico e coinvolta in una serie di omicidi che prevedono lei come obiettivo finale.

E all’horror quest’anno è dedicata l’intera sezione Rapporto confidenziale, che oggi presenta anche l’australiano "Damned by Dawn" (Massimo 2, 12.30) e il canadese "Suck" (Nazionale 2, 22, qui la nostra recensione) e che in generale getterà uno sguardo alla produzione di serie A e B del genere, con l’approccio libero da condizionamenti e aperto al “cinema giovane” che da sempre caratterizza questo Festival.

Damned By Dawn

Provare per credere, a proposito di coraggio e libertà, con "The Arbor" (Greenwich 3, 17), documentario più unico che raro sulla drammaturga inglese Andrea Dunbar, tutto recitato in lip sync (cioè con attori che mimano conversazioni pre-registrate tra persone reali) come se la memoria non fosse altro che un lavoro di finzione ed esorcizzazione della morte, o con un altro horror-porno che non fa parte di Rapporto confidenziale, bensì di Onde, e che si chiama "L.A. Zombie" (dirige il guru della cultura queer Bruce Labruce, Greenwich 3, 22), riflessione dolente sul male e sulla redenzione, grazie a uno zombie venuto a donare vita piuttosto che a dispensare morte.

L.A. Zombie

Provocatorio e umanissimo, il film di Labruce è a suo modo un’antropologia contemporanea, un’opera sociologica non diversa, idealmente, dai lavori dell’americano Ben Russel, al quale il Festival dedica un omaggio che comprende le "Recent Anthropologies" (Massimo 3, 22), catalogo di corti d’osservazione tra gli Stati Uniti, Dubai e l’Africa nera, e dell’italiano Paolo De Falco, che con il documentario "Via Appia" (in concorso, Greenwich 1, 19.30) viaggia per un meridione nascosto e invisibile alla ricerca di un’anima italiana che superi le mode culturali e le pigrizie del pensiero intellettuale.

John Huston

Poi, certo, uno butta un occhio al programma Huston e si accorge che proiettano "The Dead - Gente di Dublino" (Ambrosio 2, 22), il suo ultimo film, il suo testamento, il suo capolavoro, forse la più bella trasposizione cinematografica di un libro mai fatta, e allora diventa davvero facile consigliare titoli e percorsi all’interno di un festival.


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