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Terra a Joaquin Phoenix

Paul Thomas Anderson presenta The Master nel corso di una conferenza stampa delirante. Joaquin se ne sta sul suo pianeta

Joaquin Phoenix

01.09.2012 - Autore: Marco Triolo, nostro inviato al Festival di Venezia




Qui la recensione di The Master.

Verso l’inizio della conferenza stampa di The Master, il film di Paul Thomas Anderson ispirato alla nascita di Scientology presentato oggi alla Mostra di Venezia, il nostro Pierpaolo Festa si alza in piedi e chiede al regista: “Hai mostrato il film a Tom Cruise? Siete ancora amici?”. PTA non si scompone e fredda il nostro collega: “Gli ho fatto vedere il film, e siamo ancora amici. Il resto è tra noi”. Una risposta che è un po’ il termometro di quello che sarebbe seguito.

Vale a dire mezz’ora di delirio: risposte ermetiche, un muro di gomma sollevato da Anderson, Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix nei confronti di una sala che piena così si era vista poche volte. Noi stessi abbiamo dovuto entrare alla conferenza precedente per trovare posto: non è chiaro se sia questa pressione a mandare un po’ fuori Anderson e Hoffman – che spesso balbetta le sue risposte. Per quanto riguarda Phoenix, quello è un altro discorso: l’attore pare uscire dal set di I’m Still Here. Oggi lo vediamo accendersi bellamente una sigaretta, lasciare la sala in continuazione e, soprattutto, fare scena muta per tutta la conferenza, a parte una risposta svogliata. Un giornalista sintetizza alla perfezione: “Ho una domanda per Joaquin Phoenix che sfortunatamente non è qui con noi”.

The Master Joaquin Phoenix Paul Anderson Hoffman Festival di Venezia 2012 - Anderson con i suoi attori

Ma non sono solo gli attori ad avere “i cinque minuti”: dal pubblico partono domande provocatorie – uno chiede, da quel poco che si capisce – in quale religione creda oggi Joaquin, ma viene zittito dalla moderatrice. PTA risponde elusivamente e ripete gli stessi concetti in continuazione: “In sala di montaggio si cerca di eliminare il grasso, sperando che rimanga abbastanza roba per raccontare una storia. Noi volevamo concentrarci sulla storia d’amore tra i due protagonisti e abbiamo anche eliminato scene che non parlavano di quello”. E, tornando a Scientology: “È vero, ho scritto il film ispirandomi a Ron Hubbard e ai primi anni del movimento Dianetics. Ma non saprei dire nulla sullo stato attuale di Scientology, davvero”. Chiunque voglia conoscere i significati reconditi di certe scelte – il formato 70mm, la morte di un certo personaggio, una certa attrice svedese che appare in una breve sequenza – viene immancabilmente deluso: non c’è nessun valore aggiunto a questi dettagli, nessuna lettura nascosta.

L’unico a dare un minimo di soddisfazione è Hoffman, quando parla del suo amico Paul e dei due protagonisti del film. “Paul ti dà tanto spazio, rispetta molto il lavoro degli attori e ti affida la responsabilità di quello che fai. Con lui è una lunga conversazione nel corso delle riprese, ma per me è un piacere”. E a proposito di Lancaster Dodd e Freddie Quell: “Sentono qualcosa reciprocamente e si identificano l’uno con l’altro. Vengono da posti diversi ma sono nati dallo stesso stampo: sono entrambi bestie selvatiche, solo che uno dei due ha domato la bestia. Allo stesso tempo, però, vorrebbe poter essere selvaggio, come tutti”.

The Master Joaquin Phoenix Paul Anderson Hoffman Festival di Venezia 2012 - Phoenix in una scena

Poi, Joaquin finisce la sua cicca e la gente si lancia verso il palco per i consueti autografi. PTA ne firma un po’, poi si scusa e lascia la sala. Hoffman è, anche in questo caso, un po’ più generoso. E Phoenix? Vai a saperlo, già non è più in vista. Ma d’altra parte le star sono così, no?

The Master, al di là di tutto, è una grande prova. In Italia arriverà l’11 gennaio, distribuito da Lucky Red. Ve lo consigliamo e vi rimandiamo alla nostra recensione.

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