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Tape

Lunga fila davanti alla sala Volpi per assistere alla prima del film della coppia Hawke-Thurman, "Tape", diretto da R. Linklater.

Festival Venezia

31.08.2001 - Autore: Simone Godano
Lunga fila davanti alla sala Volpi per assistere alla prima del film della coppia Hawke-Thurman, “Tape”, diretto da R. Linklater, noto al grande pubblico per “Prima dell’alba” interpretato sempre da Ethan Hawke. Probabilmente non tutti sapevano di assistere a un film low-budget, girato in sei giorni, in digitale, ambientato in una squallida camera di un motel di un paese americano sconosciuto… sarà stata la voglia di vedere star, se non dal vivo ( per il momento molto raro qui al Lido) almeno sul grande schermo. Risultato finale: un boato sulla lenta dissolvenza a nero che chiude il film, come se ci trovassimo in un’arena, mentre si accendono le luci della sala e la gente cerca di individuare Linklater, presente alla proiezione.   Insomma un inaspettato risultato per un film che “ parla di tre personaggi rinchiusi in una stanza, girato in tempo reale chiusi in uno stesso luogo. Ho sempre desiderato girare in poco tempo e con un piccolo cast” dice il regista americano, fiero rappresentante della generazione x.   L’intreccio del film si snoda intorno a una confessione che Vince ( E.Hawke) strappa al suo compagno di liceo Jon ( Leonard), il quale dieci anni prima aveva violentato Amy ( Uma Thurman). I tre si trovano faccia a faccia in trenta metri quadrati e fra birre, cocaina e marijuana, iniziano un gioco labirintico fatto di risentimenti e rancori dal quale escono tutti e tre sconfitti.   In uno stile volutamente sporco Linklater si sofferma in maniera particolare sui personaggi, evidenziandone gli aspetti “peggiori”. Fulcro del gioco è Vince, volontario pompiere, abile spacciatore che vive in boxer e beve birre calde. Folle quanto disperso, drogato quanto alcolizzato, è il portavoce di una generazione di trasandati che la società attacca e denigra. E’ un film quindi di personaggi negativi, dove anche la splendida Amy perde punti affermando di scoparsi il suo capo, un procuratore distrettuale (squallido no?). Ma ognuno di loro però ci affascina e ci conquista, grazie alla leggerezza, all’ironia e all’assenza di retorica con cui Linklater tratta gli argomenti, e così noi prendiamo le parti di tutti, più di tutti quelle di Vince, “eroe” negativo di un film indipendente piccolo e grazioso.   I lunghi silenzi iniziali, gli interminabili monologhi dei protagonisti che si perdono alla ricerca di non si sa cosa, l’uso del digitale e l’uso di una sola e claustrofobica location sembrano porti di fronte a un film faticoso da vedere. Ma le apparenze alle volte ingannano, e il film con l’ingresso in campo di Amy prende il volo. Volo agevolato dalla grandezza degli attori, su tutti forse ancora una volta Vince… ma questa volta non come Vince, ma come Ethan Hawke, sopra le righe per esigenze di copione, delirante e violento, tutta Venezia lo aspetta al Lido, sperando di vederlo accompagnato da sua moglie, la Amy di “Tape”.       .