Uno dei film potenzialmente più
interessanti di questa 60° edizione del festival di Cannes era sulla carta
“Triangle”, opera quasi sperimentale in cui i tre maggiori esponenti
contemporanei del cinema d’azione di Hong Kong, Tsui Hark, Johnnie To e Ringo
Lam, hanno deciso di firmare una regia “a sei mani” dividendosi equamente le
scene da girare. Il risultato finale è stato un lungometraggio sicuramente
ibrido, in cui i differenti stili dei cineasti si rivelano evidenti ed in fondo
non perfettamente amalgamati. Veloce nella narrazione, fortemente adrenalinico
nella prima parte, il film si smonta progressivamente in un blocco centrale
troppo pretenzioso, in cui il virtuosismo della regia straborda rispetto al
ritmo ed alla logicità della narrazione. Quando la trama del triangolo amoroso
prende il sopravvento rispetto alla struttura poliziesca, la compattezza di
fondo inizia a vacillare vistosamente. Anche l’ultima parte, quella in fondo
più divertente e spigliata, conferma comunque la bontà dell’idea iniziale resa
però in maniera forse troppo disequilibrata per convincere del tutto. “Triangle”
rimane comunque a suo modo un prodotto storico, in quanto riunisce tutto
sommato più che dignitosamente il meglio della produzione asiatica dell’action,
un genere che anche con questa pellicola conferma la sua indubbia vitalità.
Questa mattina sono stati presentati invece due film francesi che hanno
il comune difetto di approcciarsi al genere che hanno scelto di raccontare
attraverso una freddezza mentale disarmante: “Chansons d’Amour” di Christophe
Honoré e “Boarding Gate” di Olivier Assayas – con protagonista la nostra Asia
Argento - dimostrano entrambi come il cinema inteso dal punto di vista
prettamente intellettuale risulta nella maggior parte dei casi un’operazione
amaramente sterile.


NOTIZIE
Stili di cinema a confronto
E' il girono di "Triangle", opera quasi sperimentale firmata da tre esponenti del cinema d'azione di Hong Kong e di "The Banishent" dolorosa opera seconda del russo Andrei Zvyagintsev

18.05.2007 - Autore: Adriano Ercolani