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Shock horror a Venezia

Lo spagnolo Jaume Balaguerò insieme al fido Paco Plaza hanno realizzato lo shockante "Rec" e ci hanno regalato forse la miglior pellicola del genere da molto tempo a questa parte. Ecco la prima sorpresa di questa 64° edizione del festival.

Rec

29.08.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Ed eccoci a parlare della prima sorpresa di questa 64° edizione del festival, che ci arriva da un prodotto che è stato sistemato il primo giorno di programmazione ed è passato piuttosto in sordina nell’interesse generale. Come due anni fa la manifestazione cinematografica era stata chiusa nell’ultima giornata da quel piccolo gioiellino horror di “The Descent” (id., 2005) del britannico Neil Marshall, adesso è toccato al fino ad ora sopravvalutato spagnolo Jaume Balaguerò -  coadiuvato alla regia dal fido Paco Plaza – che con lo shockante “Rec” (id., 2007) ci ha regalato forse la miglior pellicola del genere  da molto tempo a questa parte.

Pressoché inutile riassumere la trama di questa pellicola, non perché questa stessa sia modesta, tutt’altro: il fatto è che la materia narrativa, già mille volte portata sul grande schermo, viene ri-organizzata in maniera tanto efficace e funzionale che non diventa tanto importante sapere ciò che accade nel film, ma gustarsi piuttosto come ciò accade.

Ma torniamo al principio, per raccontare come il riferimento a “The Descent” è decisamente meno casuale di quanto sembri: come il film di Marshall infatti qui ci troviamo ad un’operazione molto intelligente, tesa a lavorare in finezza in un senso che si muove verso la semplificazione del genere: invece di sovraccaricare a livello visivo e sensoriale l’horror – come troppi film di successo hanno fatto negli ultimi tempi, vedi i lavori insulsi di Eli Roth o la saga di “Saw” (id., 2004) – il processo di riorganizzazione del tutto ha portato ad un giocattolo semplicissimo ma perfettamente orchestrato, prima di tutto a livello puramente ritmico.

Le coordinate specifiche di “Rec” sono quasi basilari: unità di luogo, unità di tempo  - il film è una serie di false soggettive continue, riprese dalla videocamera di un operatore che si trova accidentalmente nel luogo in cui si sviluppa la vicenda – lavoro molto specifico sulla costruzione della suspence, che è il vero punto di forza del film. Anche se si capisce quasi subito di che genere di horror si tratta, e se ne accettano le regole per iniziare a divertirsi, il crescendo di tensione è talmente equilibrato che si arriva alla fine del lungometraggio in completa apnea.

Dal canto loro, i due registi organizzano la messa in scena in maniera pressoché impeccabile: dalle splendide scenografie degli interni, alla fotografia angosciosa e realistica, tutte le componenti della realizzazione contribuiscono in pieno al fine di creare un prodotto che sfrutta i suoi stessi luoghi comuni per riproporli con una freschezza e precisione davvero affascinanti.

Rec” è davvero uno splendido horror, capace di angosciare rima a di terrorizzare poi: due requisiti che nella concezione odierna di questo filone cinematografico sembrano essere stati sostituiti dal raccapriccio scelleratamente più gratuito. Un sentito applauso a Balaguerò e Plaza per averci ricordato di cosa è fatta l’anima del cinema horror.