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Secretary

Un film su un rapporto sadomaso in un ufficio legale, che ha divertito e scandalizzato il Sundance Film Festival, aggiudicandosi un premio speciale per l'originalità.

Secretary

12.04.2007 - Autore: Terry Marocco
regia di Steven Shainberg con James Spader e Maggie Gyllenhaal   Una segretaria, camicetta bianca e gonna nera, si aggira per un ufficio, raccoglie la posta, prende le lettere da battere, prepara l'onnipresente tazzone di caffè con lo zucchero per il suo capo. Veloce, silenziosa, precisa e con le braccia imprigionate in un curioso bondage. Inizia così «Secretary» il film su un rapporto sadomaso in un ufficio legale, che ha divertito e scandalizzato il Sundance Film Festival, aggiudicandosi un premio speciale per l'originalità. Lee Holloway (Maggie Gyllenhaal), insignificante e inquietante con il suo look da cappuccetto rosso (veramente perversi i suoi gambaletti e l'impermeabile viola con le galosce), ama tagliuzzarsi e procurasi dolore fisico, per questo ha trascorso molto tempo in un ospedale psichiatrico. Tornata a casa decide di cercare un lavoro. Ed Grey (James Spader), avvocato con la passione per le orchidee e lo spanking la sculacciata cerca una segretaria. Come si sa, Dio li fa e poi li accoppia, e così tra una lettera da ribattere e un caffè i due capiscono di essere anime gemelle. A Ed piace dare sculacciate a mani piene e a Lee piace abbassarsi le mutandine e mettersi prona sul tavolo a prenderle. Addirittura sbaglia apposta le lettere per aumentare la razione quotidiana. E poi non solo botte, ma anche buste da consegnare a carponi, stringendole in bocca, piccole umiliazioni che servono ad accrescere il desiderio, insomma un rapporto Master and Servant con i fiocchi. Il tutto condito da humour e da un erotismo leggero. Non aspettatevi von Sacher Masoch, né le gloriose botte di «Lies» cult movie coreano per gli amanti del genere. «Secretary» non è «L'Impero dei Sensi», né «Histoire d'O». E non è neppure torbido come «Blue velvet» di David Lynch, cui il regista, Steven Shainberg, dice di essersi ispirato. Non è un film erotico e certamente deluderà chi del S/M ha fatto non una moda, ma uno stile di vita. L'happy end poi, con tanto di luna di miele tra i boschi, ricorda più i campi scout che le pratiche del marchese de Sade. Ma tuttavia è un film divertente, fatto bene, con un'ottima fotografia, che dice una cosa intelligente: in fondo le perversioni non esistono. Se vi piace darle e prenderle amatevi così. Non c'è proprio nulla di male. Ogni rapporto ha un fondo di S/M, è alla base della nostra vita. Qualcosa di sottile che, per molti, come Lee e Ed, diventa come una droga. Non ci credete? La prossima volta che il vostro amante o il vostro capufficio vi chiede di portargli un caffè con quel certo tono, state attenti. Siete sempre in tempo ad invertire i ruoli.