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Riusciranno i danesi a sconfiggere Clooney?

Al Festival del Film di Roma è il giorno di "Broderskab", pellicola diretta da Nicolò Donato che potrebbe vincere il Marc'Aurelio d'Oro al miglior film e strapparlo al favorito "Up in the Air".

Brotherhood

21.10.2009 - Autore: La redazione
Roma (cliccate qui per dare un’occhiata al nostro speciale sul Festival) – Dopo lo skinhead in cerca di redenzione di Edward Norton (“American History X”) e il nazista ebreo interpretato da Ryan Gosling (nel notevole “The Believer”) ci pensa il danese Nicolò Donato a trovare una nuova chiave di volta che sia d’impatto: il nazista omosessuale.

Brotherhood(lett.Fratellanza) è il film che potrebbe vincere questa quarta edizione del Festival del Film. Conoscete il 22enne Lars (Thure Lindhhardt) e sarete testimoni della sua esperienza all’interno di una fazione neo-nazista in Danimarca. Le regole sono semplici: conoscere a memoria l’intero ideale del partito nazional-socialista e applicarlo alla lettera, tra odio, intolleranza e caos. Ma che succede quando Lars comincia una relazione con Jimmy, lo stesso uomo incaricato del suo addestramento? Può l’amore gay essere così forte per affrontare anche la condanna dei nazisti? Ma soprattutto, riusciranno i due a custodire il loro segreto, evitando di essere linciati?

Vi diciamo la nostra… l’intera storia dei gay nazisti è semplicemente lo specchietto per le allodole che il bravo regista utilizza per parlare di una storia d'amore potente e di quanto una forte ideologia possa invece scontrarsi con quella che è la realtà. E nel farlo applica uno stile documentaristico degno di Lars Von Trier (con il quale ha lavorato nel progetto/manifesto Dogma).  All’interno di questo gruppo di folli estremisti di destra, è inevitabile sentire la tragedia aggirarsi e serpeggiare tra i due protagonisti. Eppure, poco prima che le luci si riaccendono in sala, la speranza non è persa e rimangono tracce di ottimismo.  “Alcuni anni fa ho visto un documentario che parlava dell'omosessualità nel movimento nazista – ha raccontato il regista – Quello del mio protagonista è un gesto di ribellione all'infelicità familiare, al fatto che i genitori non lo apprezzano: sarebbe potuto diventare nazi o hippie, la motivazione sarebbe stata la stessa".

Riuscirà “Brotherhood” (in originale “Broderskab”) a convincere la giuria del Festival? Noi pensiamo di sì, dal momento che Jason Reitman (regista di “Up in the Air”) ha già vinto il premio due anni fa con “Juno”. Il film danese colpisce dritto al centro l'allarmante realtà italiana, sempre più invasa dall’intolleranza… ora più che mai. 


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