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Pupi Avati e il film del cuore

Con "Il cuore Altrove" Pupi Avati è l'unico italiano in gara a Cannes 2003. Ecco il ritorno di un grande regista che dopo 35 anni di carriera è ora pronto ad una nuova stagione di successi.

Il cuore altrove

12.04.2007 - Autore: Claudia Panichi
E’ Pupi Avati la vera sorpresa dell’edizione 2003 del Festival di Cannes. Regista dall’indiscusso talento, reduce dalla recente consegna del David di Donatello per la migliore regia, con lo stesso film parteciperà alla prestigiosa manifestazione cinematografica francese.   Riemerso dopo un periodo di silenzio e riflessione, Il cuore altrove è l’opera che ha segnato il grande ritorno di un artista che dopo 35 anni di carriera artistica è ora pronto per una nuova stagione.   Non a caso egli stesso ha affermato che prova un’enorma soddisfazione nel sapere di essere l’unico italiano presente in gara a Cannes, proprio nell’anno in cui il cinema italiano ha intrapreso la strada della grande svolta. Una svolta che significa un’avvicinamento del pubblico italiano ai film nostrani, una maggiore attenzione nella produzione di film di qualità e dalle tematiche attuali.   Pupi Avati è testimone di questa rinascita, assieme ad altri nomi famosi quali Gabriele Muccino e Ferzan Ozpetek, e dopo 10 anni esatti torna sulla Croisette con un opera riconducibile, sia a livello emotivo che sentimentale, a quella cinematografia autobiografica in senso stretto, e, come lui stesso asserisce, “a quei miei film che non avevano avuto in passato la fortuna di essere visti su quel grande palcoscenico”, che è proprio il Festival di Cannes.   Il Pupi Avati di oggi è un uomo ringiovanito, ravvivato dalla grande gioia di sentirsi ancora vivo in senso professionale, di essere un regista che ha ancora molto da raccontare e da far emozionare con la sua pregevole filmografia. Aveva già rappresentato il nostro paese nel ‘91 con “Bix”, un omaggio al jazzista bianco Leon Beiderbecke, e nel ‘93 con la metafora dell’oggi in “Magnificat”, ma la luce con cui Il Cuore Altrove presenta il regista è tutt’altra. E’ lo specchio dell’anima di Pupi, e lui stesso ha dichiarato che vivrà con un’intensità e partecipazione mai avuta prima la gara.   Classe 1938, dottore in Scienze Politiche, la sua velleità artistica comincia a manifestarsi nella musica e nella sua crescente passione per il Jazz. Poi comincia a mischiare le vibrazioni della musica con la fantasia e colori del cinema, e nel 1968 debutta nel lungometraggio “Balsamus, l’uomo di Satana”, curiosa fusione di gotico e grottesco assolutamente atipica per la cinematografia del tempo. Confermerà la sua definitiva consacrazione al cinema con “Thomas” e con il singolare “La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone”.   C’è nei suoi film una sottesa linea favolistica, che vagamente ricorda l’universo felliniano, ma anche autobiografismo e ricordi, colorati a volte da nostalgia e pungente realismo. Esplode con “Festa di Laurea”, sino ad arrivare a Regalo di Natale”. Proprio in questi giorni ha appena terminato il doppiaggio del suo nuovo “La rivincita di Natale”, sequel dell’applaudito omonimo. Ora, in gara con la sua commedia fortemente italiana che getta uno sguardo sulle pretese spaccatute tra nord e sud, arricchita da venature struggenti, facciamo i nostri in bocca al lupo a questo impavido e capace autore.
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