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Post Mortem - La nostra recensione

Presentato in Concorso a Venezia 67, Il nuovo film di Pablo Larraìn scandisce alla perfezione momenti di sorprendente poesia e altri di profonda introspezione psicologica

Post Mortem - Alfredo Castro e Antonia Zegers

07.09.2010 - Autore: Adriano Ercolani
Dopo il successo ottenuto due anni fa con la vittoria al Festival di Torino con “Tony Manero”, il regista Pablo Larraìn merita a nostro avviso la seria candidatura a conquistare anche il Leone d’Oro a questa 67° edizione del Festival del Cinema di Venezia.

Ci troviamo nel Cile del 1973, scosso da fortissime tensioni politiche che ben presto sfoceranno in uno dei più sanguinosi e tragici colpi di stato dell’era moderna. Mario, uomo solitario e silenzioso, lavora in un ospedale della capitale, dove trascrive le autopsie che il tema medico si trova a dover fare con sempre maggior frequenza in questi giorni di delirio. Diviso tra l’attaccamento al suo lavoro e l’amore contrastato per la sua dirimpettaia, l’uomo si troverà quasi contro il suo volere ad essere testimone e poi parte attiva nella storia del suo Paese.

La semplicità estetica con cui Larraìn mette in scena questa storia d’amore e presa di coscienza, unita a un’eleganza formale impressionante ma mai ostentata, fanno di “Post Mortem un film di enorme potenza cinematografica, un gioiello di raffinatezza stilistica che abbina a questa qualità l’importanza e la gravità del tema trattato. Costruito con un ritmo interno molto preciso, che scandisce alla perfezione momenti di sorprendente poesia ed altri di profonda introspezione psicologica – senza tralasciare lo spazio anche per alcuni momenti di sana ironia – il lungometraggio di Larraìn possiede poi al suo interno una delle più belle e drammatiche scene viste sul grande schermo negli ultimi tempi, che ovviamente non vi riveleremo per non rovinare l’effetto.

Se questa magnifica pellicola non dovesse essere scelta dal presidente della giuria Quentin Tarantino e dagli altri membri della sua giuria per l’ambitissimo Leone d’Oro, ci auguriamo almeno che riesca ad ottenere la Coppa Volpi per il miglior attore, un delicato e doloroso Alfredo Castro, valore aggiunto di un prodotto già prezioso.