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Outrage - La nostra recensione

Pistolettate, esplosioni, decapitazioni, e torture. Ecco la Tokyo di Takeshi Kitano, ma questo ritorno ai gangster movies spiazza chi aveva amato le sue pellicole precedenti. In Concorso a Cannes.

Outrage - Takeshi Kitano

19.05.2010 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato al Festival di Cannes
Cosa c’è di più importante che avere il controllo dell’area di Tokyo? Lo sa bene Otomo (Takeshi Kitano), gangster specializzato nel gestire il lavoro sporco dei suoi capi e incaricato di diventare una “scheggia impazzita” e dare origine ad una faida tra i più potenti clan Yakuza della città. Ma qualcosa sfuggirà al suo controllo e sarà l’inizio della fine. “Takeshi is Back” è quella che ne segue è una delle vendette più sanguinarie viste negli ultimi anni sul grande schermo.

Questa volta non siamo dalle parti degli indimenticabili “Sonatine” e “Hana-Bi” che erano una riflessione profonda e ironica sulle esistenze dei gangster, consci che la loro vita non sarebbe durata a lungo; “Outrage” sembra più un film su commissione, in cui manca l’anima dell’autore. Una sensazione forse dovuta al fatto che Kitano ha deciso di evolversi e non rifare ciò che ha già messo in scena in passato. Quello che abbonda invece è lo humour del regista che, quasi fosse un  Tarantino al cubo, rappresenta la violenza nei modi più crudi e spietati, prendendosi anche cura di provocare le risate di chi sta a guardare. Cattivi contro cattivi in un’eterna spirale di vendetta per il potere: un branco di animali, specialisti del doppio e triplo gioco, pronti a scannarsi l’uno con l’altro.

Questa è la Yakuza raccontata dal regista: i tempi in cui bastava tagliarsi via un dito per riparare ad un torto sono finiti, adesso l’unica cosa che conta è avere la cassaforte più piena, a qualsiasi costo.
Per tre quarti della storia Kitano se ne sta abbastanza in disparte, ma i suoi primi piani in attesa dello sfogo della violenza sono sempre irresistibili, del resto lui è uno dei pochi in grado di esprimere commedia e violenza allo stesso tempo. E sebbene la visione di Tokyo come un campo di battaglia sia davvero affascinante, “Outrage” finisce per essere un’occasione mancata.  Forse più un film di transizione, quasi un esercizio con il quale Kitano ha provato riprendere in mano il genere che ha consacrato il suo successo al cinema. 

Per saperne di più:
Cannes 63: arriva Kitano-San!


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