
Partiamo dal tuo piccolo cameo in "Jennifer’s Body"...
In realtà non è stato molto divertente, forse è stato uno sbaglio. Avevo visitato spesso dei set e volevo sapere come ci si sentiva a essere dall’altra parte e allora ho chiesto a Karyn Kusama di apparire in una scena del film. Sono rimasta due giorni ferma nella stessa posizione per poi apparire per due secondi nel film e lì ho capito che fare l’attrice non fa proprio per me, scrivere da molte più soddisfazioni.
"Jennifer’s Body" ha una sceneggiatura molto complessa e leggibile su diversi piani. Da un lato un’odissea per teenagers e dall’altro una rilettura dell’11 settembre in chiave high school. È una cosa voluta o si tratta solo di una proiezione delle usuali paure americane?
Assolutamente, è così. Ho scritto la sceneggiatura un paio d’anni fa e in realtà a livello politico non sono cambiate molte cose, qualcosa sì, ma le persone ancora vivono nella paranoia e nel panico successivo dell’11 settembre. Io volevo che la reazione dei ragazzi alla tragedia nel film facesse riferimento alle azioni degli americani dopo ground zero: la confusione nel trovare degli eroi e di esaltarne di sbagliati, come in questo caso la band che è senz’altro piuttosto sinistra. È molto interessante che tu dica che la sceneggiatura ha più livelli di lettura, perché è proprio quello che mi eroproposta di fare, ovvero scrivere un film che fosse sia commerciale e divertente, ma anche che si prestasse a una riflessione più profonda. Spero di esserci riuscita.

Le ragazze non sono al sicuro con i maschi, ma forse tra loro è anche peggio...
Credo che come sempre ci sia il rovescio della medaglia. In "Juno" ho descritto gli adolescenti al loro meglio, ragazzi compassionevoli, comprensivi, fondamentalmente buoni. Questo però è un film dell’orrore quindi ho pensato di dover tirare fuori dalle ragazze quanto di peggio c’è dentro di loro e mostrare quanto spaventoso può essere il loro comportamento. È vero che i maschi sono spesso i catalizzatori di alcuni comportamenti, ma mi sono anche ricordata come le ragazze ti facessero in tanti modi sentire travolta da situazioni così spiacevoli che davvero pensavi potessero avere a che fare con il male puro.
Il film è un insieme di tanti caratteri tipici dei giovani americani, dal nerd alla cheerleader al palestrato. Lei in quale ruolo si identifica di più, o magari è passata attraverso tutte queste diverse personalità...
Sì, posso dire di riuscire a comprendere tutti i personaggi della storia e questa è una strana dinamica che si crea quando si cerca di descrivere gli adolescenti nei film, perché ci accorgiamo che la realtà non molto diversa, perché ognuno di noi ha fatto parte di una di queste tipologie esistenziali. Probabilmente io sono stata molto simile a Needy quando ero al liceo, ma anche Colin, la seconda vittima di Jennifer, quello che cerca di essere assolutamente strano a tutti i costi, è un personaggio a cui mi sento molto vicina, perché tutti abbiamo avuto un periodo così nella vita e proprio questo elemento mi ha sempre affascinata.

Ma nella tua vita ti è mai capitato di avere un’amica del cuore con cui hai avuto un rapporto così estremo?
Sì, ed eravamo veramente molto unite e tra di noi, fortunatamente, non c’è mai stata quel tipo di rivalità, anche se mi è capitato con persone meno vicine a me.
Vista la tua facile identificazione nei personaggi che crei, mi chiedo quale delle personalità è quella che maggiormente ti somiglia tra quelle della problematica Tara, la protagonista della serie televisiva che hai scritto e prodotta da Steven Spielberg...
Sono davvero felice che tu mi faccia una domanda su "United States of Tara". C’è un po’ di me in ognuna delle personalità di Tara, ma quella in cui senz’altro mi identifico è Buck, la personalità maschile della protagonista. Peraltro a tutte le persone che hanno lavorato alla serie è stato chiesto di identificarmi in uno dei personaggi e tutti hanno convenuto che io somigliassi moltissimo a Buck.

Raccontare una storia è una delle cose più belle che possano capitare nella vita e lei lo fa per lavoro. So che può sembrare una domanda banale, ma come ci si sente a fare una cosa così bella per vivere?
Grazie per questa domanda, spero che la risposta non suoni banale, perché ogni mattina mi sveglio e dico grazie, perchè ho la fortuna di poter fare questo splendido lavoro. Ho avuto nella vita molte esperienze, nessuna magica come questo lavoro, anzi, direi affatto magica, e adesso mi trovo a fare quello che ho sempre voluto nella vita. Io mi riterrei già soddisfatta di mettere venti persone in cerchio a cui poter raccontare una storia, pensa come mi riesco a sentire potendolo fare su scala globale.
Per saperne di più
Jennifer's Body - La nostra clip esclusiva dal film
Il trailer del film
Assatanata Megan Fox
Le recensioni di Film.it: Juno
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