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Nowhere Boy - La nostra recensione

Il film di Sam Taylor-Wood sull'adolescenza di John Lennon: la recensione e le parole della regista e del protagonista al Torino Film Festival.

TFF 09

15.11.2009 - Autore: Stefano Milano
Diversi minuti di applausi. Meritati. E’ così che si apre il Torino Film Festival 2009, con la proiezione dell’apprezzatissimo Nowhere Boy della regista britannica Sam Taylor-Wood, all’esordio con un lungometraggio.

Il primo merito della pellicola sugli anni dell’adolescenza di John Lennon è di evitare la poetica enfatica e celebrativa di buona parte dei film biografici musicali che vengono prodotti. Il racconto inizia nel 1955 – quando Lennon è un 15enne ribelle che vive con la zia Mimi nella periferia di Liverpool – e termina al momento della partenza per Amburgo con due coetanei che di nome fanno Paul McCartney e George Harrison.

Certo, il film racconta la genesi dei Beatles. Ma solo secondariamente. Rivela soprattutto – con sensibilità, ma senza scivolate – i tormenti di un’adolescenza dolorosa e turbolenta, in cui l’urgenza teen d’espressione cerca e trova la sua via attraverso la musica, in un contesto storico e geografico molto preciso.

Sam Taylor-Wood voleva proprio questo: “Quello che m’interessava, non era solo realizzare un ritratto emotivo di John Lennnon, ma anche descrivere la sua situazione familiare e il contesto in cui ha vissuto la prima adolescenza”, ha detto in conferenza stampa.

In questo senso, è decisiva l’intepretazione di Aaron Johnson, che cattura e rende alla perfezione certi aspetti della figura di Lennon ben noti a tutti da adulto e in via di definizione da ragazzo: l’insolenza, la caparbietà, la tenacia, la sconsideratezza. Il genio e la creatività. E soprattutto la sua personalità complessa e complicata.
“Nei due mesi di preparazione prima delle riprese ho ascoltato molta musica dell’epoca, ho imparato a suonare la chitarra e ho studiato il linguaggio corporeo e verbale di John Lennon, il suo accento molto particolare”, ha spiegato Johnson a Torino. “Quando John Lennon è morto, non ero neanche nato e devo ammettere che all’inizio avevo di lui una conoscenza piuttosto superficiale. E forse ho accettato la parte con una certa ingenuità e incoscienza, senza rendermi conto dell’icona con cui mi dovevo confrontare: è stata una vera e propria sfida di cui sono molto contento”.

Il film non è piaciuto solo al pubblico torinese, ma anche a Yoko Ono: “Ha visto il film e sorprendentemente ne è rimasta entusiasta”, spiega ancora Sam Taylor-Wood. “Per me era importante che le piacesse perché significava che ero riuscita a cogliere lo spirito di John”.
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