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Miyazaki presenta un nuovo capolavoro

Il geniale creatore di "La città incantata" e "Il Castello Errante di Howl" racconta il mondo magico del suo nuovo anime in concorso a Venezia, "Ponyo on the Cliff by the Sea".

Hayao Miyazaki

02.09.2008 - Autore: Maria Vittoria Galeazzi
Originale presenza all’interno del concorso del festival veneziano, il nuovo film d’animazione di Hayao Miyazaki, Ponyo on the Cliff by the Sea, è stato presentato con simpatia  e incredibile modestia dal maestro dell’anime giapponese.

Applaudito da tutti con entusiasmo, il film racconta una dolcissima storia d’amicizia tra una magica pescolina rossa dal tenero volto umano, Ponyo, e un intraprendente bambino, Sosuke, che la salva trovandola incastrata in una lattina in riva al mare. Il tema ambientalista, da sempre caro a Miyazaki, ritorna attraverso l’immersione in un universo sottomarino dove la natura e il mare prendono vita attraverso personaggi fantastici, stregati, onirici.

La storia della simpatica e cicciottella creaturina, che scappa dalla sua vita sottomarina per inseguire il sogno di diventare un essere umano, sembra proprio ispirarsi alla fiaba di Hans Christian Andersen già portata sullo schermo dalla Disney, La Sirenetta.
Miyazaki infatti non smentisce e spiega come sia nata in lui l’idea di questa ambientazione acquatica: “Solo dopo aver sviluppato la storia mi sono accorto della somiglianza con la Sirenetta. Ripensandoci però, quando a nove anni ho letto la favola di Andersen non mi è mai piaciuto il fatto che le sirene non potessero avere un’anima mentre gli umani sì. Probabilmente proprio questa cosa ha fatto nascere in me un senso di rivalsa che mi ha portato a scrivere questa storia”.

Il film è composto da 17.000 quadri incredibilmente disegnati a matita, poiché “con la computer grafica”, spiega il regista, “s’indebolisce la vera forza dell’immagine”. “La tecnologia può aiutare la realizzazione di un film, ma non dev’essere utilizzata in modo eccessivo”. “L’animazione ha bisogno della mano dell’uomo, per questo io spero di usare la matita più a lungo che posso”.

Quando gli viene chiesto cosa farà nel futuro, Miyazaki risponde con sincera umiltà: “Ho 67 anni adesso. La prossima volta che ultimerò un film ne avrò almeno 70, avrò bisogno delle nuove generazioni”.

Dalle sue parole sembra molto legato ai componenti del suo staff dai quali ha tratto ispirazione anche per i suoi film: “Nell’ultimo anno molti dei miei collaboratori hanno avuto dei bambini. È vedendoli che ho pensato di fare questo tipo di film”.

Tiene a precisare però la libertà e totale apertura della storia: “Ponyo non si riferisce ad un determinato target perché parla attraverso emozioni libere che possono essere capite e percepite da tutti”. La sua opera non è solo slegata da una definizione di pubblico per età, ma anche per nazionalità o cultura: “Se è vero che gli opposti si attraggono, io cerco di creare un sodalizio tra il gusto occidentale e quello orientale”. “Nello scorrere del film ho sempre pensato di parlare all’Asia come all’Europa”.

La leggerezza del film riesce addirittura a toccare il tema dello tsunami senza dare pesantezza alla storia, proprio perché Miyazaki non ha “mai pensato allo tsunami come pericolo”. “Il mare va e viene, c’è una ciclicità nelle cose che accadono alla quale non ci si può opporre”. “Questo è il mio modo di pensare la vita”.

L’energia di Miyazaki nel descrivere l’umanità attraverso l’irreale, il fantastico e l’onirico nasce dall’innocenza del mondo infantile: “Sono i bambini che mi danno la forza per andare avanti”.

Il maestro parla con frasi brevissime, estremamente buffo nel chiedere alla fine di ogni sua ermetica risposta se le sue parole potevano soddisfare la domanda. Un sorriso sincero, quasi fanciullesco e una mitezza solita dei grandi artisti che non si affannano a spiegarsi perché hanno già detto tutto nelle loro fantastiche opere.

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