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Miracolo a Le Havre - La nostra recensione

Aki Kaurismaki torna al cinema in forma smagliante con un film tutto da vedere e da gustare

Miracolo a Le Havre

26.11.2011 - Autore: A.D.S.
Negli anni Novanta Aki Kaurismaki è stato uno dei registi simbolo per tutti quei giovani cinefili che frequentavano le sale art house, o d’essai, come preferite, quando ancora ce n’erano tante ed erano facilmente raggiungibili da un vasto pubblico. In fondo non è passato tanto tempo, ma il mondo è cambiato e quel tipo di cinema non riesce più a incassare come una volta, dibattendosi purtroppo tra mille difficoltà distributive.

Un vero peccato, perché non si vive di soli supereroi, ma anche e soprattutto di autori che del cinema hanno scritto i linguaggi fondamentali e che ancora oggi hanno la capacità di sorprendere con disarmante semplicità produttiva.

Miracolo a Le Havre

Miracolo a Le Havre”, in Concorso a Cannes 64 e presentato in anteprima al Torino Film Festival, è un esempio lampante di quanto il grande cinema non abbia bisogno di budget simili a un PIL. Kaurismaki racconta la sua ennesima storia di esclusi bohemienne, questa volta portando sullo schermo l’attempato sciuscià Marcel Marx, che si ritrova tutto a un tratto con la moglie amorevole in ospedale in fin di vita, e con un ragazzino immigrato clandestino da salvare dalla polizia e a cui far raggiungere la madre a Londra. Finirà tutto bene, e non un problema saperlo, perché in questo caso è più importante come una storia viene narrata e non quello che è. Miracolo a Le Havre” è un omaggio al neorealismo italiano e una rilettura elegante e stralunata di “Casablanca”, grazie anche ai due eccezionali attori protagonisti André Wilms e Jean-Pierre Darroussin.

Miracolo a Le Havre

Un film tutto da vedere e da gustare, godendo della meravigliosa messa in scena naif di Kaurismaki, cineasta di cui si sentiva la mancanza e che ritroviamo con piacere enorme.

Miracolo a Le Havre”, in uscita il 25 novembre, è distribuito da Bim. Segnatelo tra i vostri must see, ne vale davvero la pena.

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