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"Matchstick Man" ("Il genio della truffa")

Con una commedia sull'arte della truffa, il grande ritorno di Ridley Scott. Mai un attimo di noia, molta ironia e tanto leggero rispetto per la malattia mentale che affligge il protagonista.

Matchstick Man

12.04.2007 - Autore: Leonardo Godano e Matteo Nucci
"Uno, due, tre" "One, two, three" "Mmm, mmm, mmm". Tre volte, sempre, per chiudere la porta. Fra una palpebra che si abbassa incontrollata e una spalla che scivola via senza che nessuno le abbia dato un comando, Roy (Nicolas Cage), si dedica all'arte della truffa. Se non fosse per i fantasmi che gli riempiono gli occhi ogni volta che una finestra si apre sul mondo esterno e l'ossigeno del mondo va a ingombrare le sue narici di malato, Roy sarebbe forse come Frank (Sam Rockwell), il suo 'socio'.   E invece no. Sono quattrodici anni che non vede la moglie e non ha mai saputo nulla del bambino che lei lei teneva in grembo. Intanto i tic sono aumentati fino a condizionarne l'esistenza. Solo tonno in scatola senza sporcare il piatto, sempre la stessa fila al supermercato, ossessione per lo sporco, una rupofobia devastante che gli impedisce di sopportare un filo sulla moquette... L'armadio pieno di detersivi in perfetto ordine, eppoi pillole su pillole per curare un'ossessione che rischia di immobilizzarlo.   L'ossessività maniacale che turba Roy contribuisce forse per altri versi all'incredibile capacità di truffatore. Nulla viene lasciato al caso e il suo amico Frank ha imparato molto da lui. La lunga storia raccontata da "Matchstick Man" però si apre proprio quando la situazione si sblocca. Roy cambia medico. Uno psicoterapeuta che pare assai saggio e comprensivo lo spinge a ritrovare la figlia. E l'irruzione nella solita vita di questa bambina curiosa,intelligente, capace d'imparare al volo (Alison Lohman) è destinata a sconvolgere ogni abitudine. Mentre la grande truffa ha inizio.   Al quattordicesimo film in ventisei anni, Ridley Scott sceglie un incrocio fra "Papermoon" e "La Stangata", distribuisce tocchi di classe, inserisce musiche di nostalgie retrò e insieme all'arte di Nicolas Cage sforna un film davvero ben riuscito. Mai un attimo di noia. Si ride agli "Aaaaaaaaaaaa" con cui Roy si blocca su questioni che lo stordiscono, si corre insieme ai protagonisti della truffa, ci si commuove di fronte al malato che si riscopre padre. Una commedia amara, avvincente e scintillante, ben girata, tesa dall'inizio alla fine delle due ore, calibrata su venti minuti finali in grande stile, capaci di sovvertire ogni attesa.   Cage rivela in "Matchstik Man" (già rinominato "Il genio della truffa")capacità davvero sorprendenti. La sua interpretazione dell'ossessivo rupofobico è eccezionale nel suo equilibrio fra ironia e rispetto per il personaggio. Molti degli atteggiamenti e dei suoni emessi dal malato erano fuori dallo script originale ed è stato Cage stesso a crearli, apprezzatissimo da Ridley Scott. Quest'ultimo dimostra una volta ancora tutte le sue ben note qualità di regista. Mentre gli altri due protagonisti non deludono. Rockwell è un perfetto 'comprimario' e Lohman (classe '79) sembra una vera quattordicenne.
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