Storie di quello che si aggira ai margini del sogno americano, vite difficili, camera a mano e musiche indie. Questi gli ingredienti che il regista Vincent Lannoo mescola nel suo “Little Glory”. Il regista che ci aveva stupito a Torino con il suo mockumentary “Vampires” torna a parlare di una famiglia “disfunzionale”, anche se stavolta mantiene i piedi per terra nel più cupo realismo.
“Little Glory” è la storia di Shawn (Cameron Bright) e sua sorella Julie (Isabella Blake-Thomas), che hanno da poco perso il padre e la madre. La zia materna vorrebbe adottare Julie per strapparla dalle maldestre cure di un fratello adolescente che non sa trovarsi un lavoro e preferisce bighellonare (e dedicarsi a piccoli furti) con gli amici. Ma forse per lui c'è una possibilità di redenzione: occuparsi della sorella lo fa in qualche modo crescere, e la storia d'amore con una coetanea lo aiuta a uscire dal baratro.
Come detto, il film poggia su stilemi tipici del nuovo genere verista americano, che negli ultimi anni sta affiorando sempre più – pensiamo a film come “Frozen River” e “Un gelido inverno” – forse per effetto della feroce crisi economica che ha attanagliato quella che un tempo era la patria delle grandi speranze e seconde opportunità. Un paese che ora di opportunità non ha più da offrirne a nessuno, figurarsi a due fratelli senza punti di riferimento. Smarriti, i due forse riusciranno a far quadrato e da lì a intraprendere un cammino che forse potrebbe salvarli, ma in realtà niente è sicuro. E l'unica figura adulta che sembra positiva alla fine non pare in grado di indossare il ruolo del genitore più di Shawn.
Tematicamente il film dunque è interessante, ma dove fallisce è in una messa in scena piatta e stravista, e in una scrittura colma di luoghi comuni e dialoghi didascalici che di certo non aiutano. Di storie come queste se ne sono già viste a dozzine, e chiunque voglia raccontarne un'altra dovrebbe almeno cercare un punto di vista inedito o una regia potente che ne copra le ovvietà. Purtroppo Lannoo non è all'altezza del compito. Ma visto il film precedente, siamo disposti a dargli il beneficio del dubbio.
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Little Glory - La recensione da Roma
Il regista di "Vampires" torna a raccontare una famiglia disfunzionale. Ma il film non offre nuovi spunti degni d'interesse

29.10.2011 - Autore: Marco Triolo