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L'esordio di Guillermo Arriaga

In concorso a Venezia anche "The Burning Plain", film dello sceneggiatore messicano Guillermo Arriaga, per la prima volta dietro la macchina da presa.

The Burning Plain

29.08.2008 - Autore: Adriano Ercolani
La visone di questo pur valido “The Burning Plain”, esordio alla regia dello sceneggiatore messicano Guillermo Arriaga, conferma indirettamente il valore artistico del suo ex-compagno di lavoro Alejandro Gonzàlez Inarritu, con cui Arriaga ha collaborato in tutti e tre i lungometraggi che li hanno resi celebri – “AmoresPerros” (id., 2000), “21 Grammi” (21 Grams, 2003) e “Babel” (id., 2006) – e da cui si è recentemente distaccato in maniera piuttosto brusca per divergenze artistiche.

Per far si infatti che le strutture narrative ad incastro, sia tematico che temporale – che Arriaga escogita serve infatti un intervento estetico molto accentuato, che valorizzi il meccanismo della storia con una messa in scena capace di suscitare, anzi accentuare, il forte impatto emotivo che disegna trame e personaggi. Se quindi all’articolazione della storia di aggiunge l’espressionismo della messa in scena ecco che il prodotto riesce ad irretire lo spettatore; nel caso invece di “The Burning Plain” ci troviamo di fronte ad una pellicola diretta e confezionata con evidente cura (merito anche della bella e semplice fotografia dell’ultimo premio Oscar Robert Elswit), ma probabilmente incapace di entrare sotto pelle al pubblico facendo leva sulla bellezza delle immagini. Ed ecco perciò che di fronte ad un film che non affascina più di tanto a livello puramente cinematografico si scopre anche che tutto sommato la trama ordita da Arriaga, i salti temporali dello script, le psicologie dei personaggi non sono poi così originali come si credeva. Certo, ogni figura messa in scena è tratteggiata con una coerenza di fondo efficace, ma anche in fondo retorica, o meglio non originale.
Tutte le psicologie sono infatti prevedibili nel loro essere melodrammatiche, ed alla fine stranamente a risaltare sono non tanto i personaggi con espliciti conflitti interiori, quanto quelli che invece hanno un animo più buono, o comunque meno problematico: ecco quindi che a commuovere veramente sono le figure di contorno, che cercano di muoversi nella giusta direzione per riparrae torti o danni che altri gli hanno loro procurato.

Il cast d’attori che compone le varie storie con cui lavora “The Burning Plain” è di tutto rispetto, e dimostra un certo affiatamento: protagonista è ovviamente Charlize Theron, anche produttrice del lungometraggio, che esibisce la sua compostezza ed il suo dolre trattenuto attraverso una prova d’attrice solida ma forse non indimenticabile, che però la candida sicuramente alla Coppa Volpi come miglior attrice. Insieme a lei una solida Kim Basinger, attrice che sta “maturando” in maniera sempre più convincente, ed un gruppo di caratteristi come ad esempio John Corbett o Robin Tunney, che forse avrebbero potuto essere adoperati meglio.

The Burning Plain” è un melodramma di tutto rispetto, che si lascia vedere senza annoiarsi, ma che allo stesso tempo conferma che la poetica del suo realizzatore Guillermo Arriaga non possiede quella forza espressiva necessaria per rimanere espresso nel tempo. I lavori diretti da Inarritu erano tutt’altra cosa, anche nella loro tanto chiacchierata “furbizia” cinematografica.   

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