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Le souffle

"Le souffle" segna l'esordio alla regia del francese Odoul. Un piccolo film in bianco e nero con pochi dialoghi.

Festival Venezia

30.08.2001 - Autore: Simone Godano
David, ragazzo di quindici anni, trascorre le vacanze estive con lo zio e i suoi amici nella più sperduta campagna francese. Intorno a loro il deserto. Costretto ai lavori forzati tutto il giorno, David un caldo pomeriggio si ubriaca a pranzo coi compagni dello zio. Sotto l’influsso dell’alcool il giovane ruba un fucile e fugge via con un amico, pronto a compiere un gesto che rovinerà la vita di molti.   \"Le souffle\" segna l’esordio alla regia del francese Odoul. Un piccolo film in bianco e nero con pochi dialoghi che ti annoia dal primo all’ultimo dei suoi lunghissimi settantasette minuti, \"Le souffle\" sembra più un cortometraggio che un film. Odoul traccia un ritratto della solitudine di un ragazzino e della sua ribellione verso una società che non lo capisce. Solo e disperato David scopre nell’alcool un’ancora di salvataggio, un spinta verso una libertà che sembra idealizzata in una vita normale, ma che in realtà lo porta solamente a trovarsi di fronte alla morte. La narrazione del film scorre lenta, i dialoghi sono scarni o quasi inesistenti, fatta eccezione di una bestemmia che anche i sottotitoli in italiano e in inglese non hanno tralasciato. Odoul a forza di non mostrarsi, adopera uno stile fatto di poche inquadrature, di un bianco e nero vecchio che sfuma in un grigiastro costante, e una scenografia scarna, che non facilitano la già difficile proiezione della pellicola. Il film è quasi privo di una sceneggiatura, non a caso è stato scritto in 17 giorni, e ti trasporta in una dimensione atemporale e surreale nella quale è difficile entrare. Le facce, i personaggi, la recitazione, la musica, la scenografia sono là, sospesi nel tempo, in un’epoca vicina alla nostra in cui l’autore, lo spettatore e il protagonista si perdono, ma se siamo negli anni cinquanta o nel duemila non importa a Odoul ( e questo è sicuramente un merito) e neanche a noi che ci perdiamo volentieri di fronte a un film. Ma qui sembra che si perdano tutti, compreso il piccolo Bonnetblanc ( David) che disperso fra i dispersi recita alla grande la sua parte.   Un piccolo film quindi che qualcuno amerà, che forse nelle nostre sale non vedremo mai, e che è passato così lento lento in una II giornata del Festival dove al posto dei divi si è vista solamente la pioggia e qualcuno gridò “meno male!”  
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