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Le sezioni parallele

Nel Sony center, architettura firmata Renzo Piano, che ospita da qualche anno la Berlinale convivono col concorso le sezioni tradizionalmente più irrequiete, Panorama e il Forum.

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06.02.2002 - Autore: Cristina Piccino
BERLINO Nel Sony center, architettura firmata Renzo Piano, che ospita da qualche anno la Berlinale convivono col concorso le sezioni tradizionalmente più irrequiete, Panorama e il Forum, questultima quasi un equivalente della Quinzaine des realisateurs al festival di Cannes per indipendenza ma che rispetto alle origini ha mantenuto più salde le sue tendenze radicali. Se il Forum era il cinema del linguaggio «politico», Panorama quella stessa politicità radicale lha sempre mescolata a un certo gusto per leffervescenza, per una provocazione che correva sul filo dellambiguità. Lì, sugli schermi di Panorama - famoso per i suoi party - sono passate immagini incandescenti, il cinema gay, il transegender, gli umori glitter alla David Bowie rintracciati negli anni e sotto forme diverse. Ora la sezione continua a mantenere questo carattere di sperimentazione anche se con toni più sfumati, orientandosi verso scelte che ne fanno comunque un bel «contenitore» di gusto pop. Nella selezione 2002 ritroviamo alcuni nomi che sono un po lanima di Panorama, come Rosa von Praunheim, occhio tagliente di un cinema schierato, che ha dato voce a soprusi, emarginazione, violenza contro lomosessualità in quanto tale. Ritorna questanno anche Monika Treut, figura dark del cinema tedesco negli anni 80-90, passione per macchine sadomaso e perversioni di humor, con Warrior of Light coproduzione anglo-portoghese. Come è anche il film di Mika Kaurismaki, fratello di Aki, «Moro no Brasil». Angelika Wittilich propone un ritratto libero di Alexander Kluge, «Alle Gefuhle glauben an einen glucklichen Ausgang», e farà senzaltro discutere «Blind Spot. Hitlers Secretary» di Andrè Heller e Othmar Schmider. Molti i corti, che come provenienza spaziano tra Romania, Portogallo, Indonesia, Gran Bretagna, Germania, Stati uniti e sono raccolti sotto dei titoli: «Pins» e Needles», in maggior parte di registi giovani possibili scoperte del cinema a venire (tra gli altri, segnaliamo Todd Dawning con «Jeffreys Hollywood Screen Trick»). Tra i nomi , nel cartellone dei lunghi, incontriamo anche Faye Dunaway dallaltra parte della cinepresa col corto «The yellow bird. Tony Gatlif con «Swing», Lynne Stopkewich con «Lilith on Top», Jacques Audiard con «Sur mes levres», protagonisti Vincent Cassel e Emmanuelle Devos. LItalia a Panorama come al Forum è rappresentata da due registe. Nina di Majo (Panorama) con «Linverno», il suo secondo film e Carola Spadoni col debutto nel lungometraggio (Forum) «Giravolte», un quasi-diario romano seguendo il motorino di Victor Cavallo. Passato dallo scorso anno alla direzione di Christopher Terhechte, che cresciuto dalla storica coppia dei fondatori, Ulrich e Erika Gregor, che gestiscono anche il cineclub Arsenal dove tutto lanno continuano la politica del festival, il Forum non sembra avere però mutato grinta. Come sempre la scelta privilegia il continente asiatico nelle sue espressioni più ruvide e grintose.
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