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Lavorare con lentezza

Guido Chiesa è il primo italiano in concorso alla Mostra del cinema di Venezia. Dopo "Il partigiano Johnny" il regista torinese sbarca al Lido con un film sulla nascita di Radio Alice.

Lavorare con lentezza

12.04.2007 - Autore: Arthur Pang
Grande, eccessiva attesa per il nuovo film di Guido Chiesa, presentato alla 61 Mostra del Cinema di Venezia. Primo film italiano in concorso (insieme a quelli di Placido e Amelio) il film narra le vicende di due giovani disoccupati che si guadagnano da vivere scavando un tunnel sotterraneo per un piccolo boss della città. Insieme alla loro vicenda si inrecciano le storie di un carabiniere fallito (Mastandrea), di una giovane praticante avvocatessa (Pandolfi) e di un gruppo di ‘compagni’ che fondano la prima radio libera, senza regole, pubblicità, capi, nè palinsesti, del paese: Radio Alice. Siamo neglie anni settanta (’76) e il disagio politico e generazionale è il filo conduttore che unisce tutte queste storie.   Lavorare con lentezza è un film vecchio stile, low-badget, ben fotografato (immagini mosse, ‘sporche’) e recitato, ma che manca, forse volontariamente, di emozioni, di sentimenti, di gioia. E’ un film freddo, tagliato con l’accetta, che segue i suoi personaggi, li pedina, ma mai ti fa innamorare di nessuno di loro. E’ un film politico, esplicitamente dalla parte dei giovani ‘compagni’, ma il più delle volte mostra gli aspetti che disgregano questa piccola comunità. E’ un film cattivo, ma in verità nessuno dei suoi protagonisti lo è. E’ un film che sembra uscito da quegli anni, che ci sembra lontano, superato. E’ un film non commerciale, che non dà spazio alla musica commerciale (prima regola di Radio Alice)... ma in fondo sulle prime note di ‘Foo Figthin’, un piccolo brivido ci aveva attraversato la schiene (traccia usata in Città di Dio nella festa dove viene ucciso Benè) e la perfida interruzione ci ha lasciato di ghiaccio, un pò come il film.   Ma questo non è assolutamente un criticare il buon lavoro di Guido Chiesa. Siamo sicuri che la maggior parte dei suoi obbiettivi sono stati raggiunti e centrati dal film. La freddezza, il poco spazio alle emozioni, la tesdardaggine della politica dei giovani ‘compagni’, lo stile vecchio e poco commerciale sono tutti punti da cui probabilmente l’autore è partito. Possa piacere o no, questo è Lavorare con lentezza. E non a caso, oggi pomeriggio passeggiando per le strade del Lido i ragazzi camminano amareggiati perchè non sono riusciti a entrare in sala. Sold-out, come i film di Tom Cruise e Denzell Washington. Non male per un piccolo film italiano, chiaramente prodotto da Domenico Procacci.