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La guerra attraverso gli occhi dell'innocenza

Intervista ai fratelli Frazzi

Berlino

01.02.2001 - Autore: Beatrice Rutiloni
Uscito nelle sale italiane a fine maggio, un periodo non troppo felice per le uscite cinematografiche, e quindi vittima di una falsa partenza (forse per questo non è stato selezionato a Cannes?), Il cielo cade dei fratelli gemelli Andrea e Antonio Frazzi, si è poi rifatto vincendo ledizione del 2000 del Giffoni film festival. Ora, con la vetrina di Berlino, spera in un rilancio distributivo della pellicola in Italia, che non ha avuto il tempo materiale di essere apprezzata (o meno) dal pubblico. La storia, tratta dal libro autobiografico di Lorenza Mazzetti, vincitore del Premio Viareggio nel 1967, racconta la vita di due bambine rimaste orfane di entrambi i genitori agli inizi della seconda guerra mondiale in Toscana. Proprio la guerra giunge a spezzare la ritrovata serenità delle sorelle, ospiti della zia materna (interpretata da Isabella Rossellini) e di suo marito, consanguineo di Albert Einstein. Così il cielo cade e lisola felice si trasforma in luogo di strazio. I simpatici fratelli Frazzi, che vantano una notevole esperienza in televisione, hanno firmato la regia di noti sceneggiati come La storia spezzata e Don Milani, ci parlano del film.     Che reazione vi aspettate a Berlino? Il film non parla proprio bene dei tedeschi   F.F. Siamo curiosi di vedere che succede a Berlino, dove portiamo una storia che parla della Germania in termini tragici. Vengono fuori tre aspetti del popolo tedesco: una èlite intellettuale, il marito della zia delle bimbe, i militari, con un certo rispetto delle regole e le SS che sterminano la famiglia, al di là di ogni giudizio. La Storia parla da sola.   La storia sembra svolgersi su due livelli di narrazione. Il primo che descrive la tranquilla vita di villa, il secondo con larrivo dei nazisti. Avete usato dei particolari accorgimenti tecnici o cromatici per sottolineare leffetto?   F.F. No, anzi, abbiamo cercato di essere il più uniforme possibili, perché volevamo che niente informasse lo spettatore di quello che stava per accadere. La grande Storia doveva irrompere improvvisamente e tragicamente allinterno della piccola, i colori cambiano da sé, dai toni neutri e morbidi, autunnali della campagna toscana si passa ai grigi delle armi, al nero delle uniformi.   Come mai un film tanto crudo, con fucilazioni e suicidi è dedicato ed inserito nella sezione per bambini?   F.F. Perchè è stato pensato come un film per ragazzi. Le vicende sono raccontate dal punto di vista delle sorelline, un modo per raccontare una storia seria e cruenta, ma vera, con gli occhi dellinnocenza e con quellironia amara che solo i bambini hanno. E rivolto a tutti quelli che hanno ancora un po di innocenza dentro, bambini o meno. Poi la proposta di girare questo film ce lha fatta Suso Cecchi DAmico che, proprio in questi giorni, riceve il Premio Nonnino. Erano anni che aveva nel cassetto la sceneggiatura pronta, poi, dopo aver visto Don Milani in televisione, due o tre anni fa, ci ha chiamato e dicendo che desiderava girassimo noi il film.In un primo tempo doveva farlo Monicelli, che poi ha accantonato il progetto. Sono tanti anni che questa sceneggiatura gira, anche Isabella Rossellini, quando le abbiamo proposto la parte, laveva già letta\".  
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