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Ken Park

Violenze, inganni, finzioni, dialoghi serrati su prepotenze e menzogne.

Ken Park

12.04.2007 - Autore: Matteo Nucci
Ken Park è il nome di un giovane che nel film ha una parte molto breve e altrettanto particolare. Apre e chiude i novantasei minuti di proiezione, ma in tutto i suoi saranno forse quattro, massimo cinque minuti. All'inizio lo vediamo sul suo skate, mentre attraversa Visalia, piccola cittadina californiana dove la cultura dello skate è davvero unica e costituisce forse il vero marchio di un paese altrimenti ignoto... Walkman alle orecchie, Ken arriva alle piste, fa quattro salti, si ferma in mezzo, estrae la telecamera per riprendersi mentre si spara un colpo in testa. La conclusione è invece la seguente: Ken Park aveva messo incinta la sua ragazza, parlava con lei e le chiedeva se volesse tenerlo, il bambino. Lei scrolla il capo e lo guarda: "Non so. Mi dispiacerebbe ucciderlo. A te non avrebbe fatto dispiacere se tua madre ti avesse ucciso?". In mezzo, il film racconta le storie degli amici di Ken Park, inserendoli nel contesto delle loro famiglie. Peaches (Tiffany Limos) figlia di un fanatico religioso che mangia inginocchiato e identifica la figlia con la moglie scomparsa. Claude, figlio di una madre che cerca di capirlo (Amanda Plummer) e di un padre amante di muscoli ed alcool (W.A. Williams) che detesta il figlio come una femminuccia e che in quanto tale forse andrà a cercarlo nel momento della disperazione. Shawn (James Bullard) che resta ben lontano da casa propria, visto che nella casa della sua giovane ragazza ci va anche di mattina... dalla madre (Maeve Quinlan). Tate (James Ransone) che vive con i nonni, ossia la "nonna prepotente" e il "nonno imbroglione" perché inganna ai giochi da tavola. Violenze, inganni, finzioni, dialoghi serrati su prepotenze e menzogne, crimini, masturbazioni sadomasochistiche (del tipo "Impero dei Sensi"), eiaculazioni, fellatio, cunnilingus, amore a tre, tentativi di violenze, alccol, prostitute e così via. "Siamo realisti e contemporanei" insiste Larry Clark, mentre Tiffany Limos gli fa eco "sono storie ordinarie...". Poco importa se sia realismo o meno. Si tratta della solita provocazione di Larry Clark o di qualcosa di nuovo? Gli strumenti paiono gli stessi, con l'aggiunta della co-regia di Ed Lachman (ottimo direttore della fotografia - qui a Venezia con "Far from Heaven"). Gli attori, giovani presi dalla strada anche. Ma qualcosa di nuovo si affaccia nella solita crudezza. La storia, pronta da più di dieci anni e vittima di un litigio tra Clark e Lachman, lascia spazio a quella speranza che "Kids" e "Bully" sembravano aver negato senza appello. Questi giovani, anzi non tutti, ma quelli che ce la faranno, hanno un futuro. E che poss! a non essere quello stesso dei loro genitori lo dimostra la scena che ne conclude le relazioni, poco prima dell'epilogo. Peaches è a letto con Claude e Shawn e si dedica a loro mentre loro si dedicano a lei. L'atmosfera però non è affatto morbosa bensì divertita. I ragazzi si confessano reciprocamente i propri sogni. Sorridono. E in fondo sembra che si vogliano bene davvero.