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Intervista esclusiva allo scrittore di "Malena"
Luciano Vincenzoni, sceneggiatore di "Malena"

01.02.2001 - Autore: Fabrizio Marchetti
Luciano Vincenzoni, brillante soggettista e sceneggiatore di successo, è anzitutto un grande uomo di cinema. Socio dellAssociazione Nazionale Autori Cinematografici e membro del prestigioso Writers Guild of America (WGA), ha collezionato una serie di successi, firmando i testi di alcuni film di levatura internazionale, vincitori di numerosi riconoscimenti quali il Leone dOro di Venezia, la Palmares dOro a Cannes, il Golden Globe della stampa internazionale ed altri in diverse manifestazioni. Nel cinema ha lavorato al fianco di Pietro Germi in Sedotta e abbandonata e Signore e Signori, mentre insieme a Sergio Leone ha contribuito alla nascita del western allitaliana scrivendo Per qualche dollaro in più, Il buono, il brutto e il cattivo, Giù la testa. Fra le sue altre insigni collaborazioni ricordiamo quelle con Monicelli, Bolognini, Lizzani, Steno, Guy Hamilton, Terence Young, Billy Wilder e René Clement.
Tra tutti i suoi racconti, quello a cui ha sempre tenuto maggiormente è Ma lamore no, da cui è stato recentemente tratto il film Malèna di Giuseppe Tornatore. La pellicola è stata selezionata tra le opere in concorso alla prossima edizione della Berlinale e comunque, pur non vincendo niente, ha partecipato assieme a I cento passi di Marco Tulio Giordana alla serata di assegnazione dei Golden Globe. Ci siamo allora recati nellappartamento di Vincenzoni, situato in una bellissima e verdeggiante zona dei Parioli a Roma per intervistare uno dei principali artefici di questo successo. Siamo stati accolti cordialmente, in una casa calda e molto illuminata, impreziosita da una fornita libreria. Locchio poteva soffermarsi sui significativi testi cinematografici lì contenuti, oppure sui quattro nastri dargento vinti da Vincenzoni negli anni passati, o ancora sulle cornici contenenti le foto che ritraevano lautore in compagnia di alcuni tra i più grandi cineasti di tutti i tempi. La nostra attenzione ha invece preferito focalizzarsi su una vecchia macchina da scrivere, poggiata su un immenso tavolo letteralmente zeppo di documenti e carte di ogni sorta. Ebbene, il fascino trasmesso da quellormai desueto e anacronistico strumento di scrittura è stato tale da ispirare per intero il nostro breve ma intenso colloquio.
Malena, che allestero va benissimo, è interamente basato su una sua storia. Come nasce lidea di scrivere questo racconto?
L.V. Ma lamore no... ha una vicenda piuttosto travagliata. Il primo a leggere questo soggetto è stato Gillo Pontecorvo, allora esordiente: gli piacque moltissimo ma, lidea di trarne un film, contrastava col suo stile registico. Decisi pertanto di andare da Carlo Ponti perché accarezzavo lidea di una Sofia Loren nella parte della bellissima donna di provincia ma lobiezione che mi fece il marito si basava su una semplice constatazione: il reale protagonista della vicenda era il bambino, non la donna, e la bella Sofia accettava solo ruoli di primo piano. Stessa risposta me la diede Dino De Laurentis, quando gli proposi il progetto per Silvana Mangano. Allora ho di nuovo messo la sceneggiatura nel cassetto. Mentre partecipavo alla realizzazione di Signore e Signori con Germi a Treviso, decisi di farglielo leggere. Neanche a dirlo, il lavoro gli piacque molto ed il suo suggerimento fu quello di produrmelo, lasciando a me la regia. Per pigrizia, debolezza ed insicurezza non presi la palla al balzo e rimisi lo scritto nel cassetto. Verso la fine degli anni Ottanta mi è venuto a trovare a casa Furio Scarpelli, un grande amico con cui ho anche lavorato parecchio. Vedendo il soggetto sul tavolo mi ha chiesto se poteva prenderlo e visionarlo; ebbene, la stessa sera mi ha chiamato al telefono dicendomi che era sua intenzione proporlo ad Ettore Scola. Due giorni dopo fu lo stesso Scola a contattarmi, rivelandomi di aver acquistato la storia. Così mi venne a trovare Tornatore: cercava una storia e io gli diedi Ma lamore no. Dopo un anno, mi confermò che il suo interesse per il racconto lo aveva indotto a comprarlo da Scola.
Immagino che la notizia le fece piacere
L.V. Certo, accolsi la notizia con estremo entusiasmo, convinto che finalmente il lavoro a me più caro aveva trovato un premio Oscar interessato a trarne un film. Mi comunicò che era interessato a scrivere la sceneggiatura da solo e io, pur con qualche timore data la natura prevalentemente autobiografica della storia, accettai questa sua volontà.
Che impressione le ha fatto leggere una sceneggiatura basata su un racconto scritto da lei?
L.V. Ero un po disorientato perché sono abituato ad occuparmi personalmente delladattamento cinematografico delle mie storie. Del resto, lo script di Malena presentava delle differenze contingenti rispetto alloriginale. Il racconto si doveva svolgere in una cittadina di provincia del Veneto e non a Castelcutò, in Sicilia, dove la realtà storica era completamente diversa. Ricordiamo che lintera vicenda si svolge negli anni del fascismo e della guerra. La Sicilia fu una delle prime zone ad essere liberate dagli Alleati e pertanto non conobbe il periodo delle feroci rappresaglie attuate dai gerarchi nazisti nelle aree del nord Italia. Tornatore ha comunque ritenuto opportuno ambientarlo lo stesso nellisola: una scelta a lui confortevole, congeniale alla luce della più profonda conoscenza del Paese. Ma al di là delle approssimazioni e degli espedienti utilizzati per nascondere alcune lacune di carattere storico, cerano alcune parti nei dialoghi che proprio non mi piacevano. Mi sono così offerto di correggere gratuitamente il testo arrivando ad un risultato che, dal punto di vista drammaturgico, funzionava lo stesso.
Cosa ha voluto raccontare con la storia di Malena?
L.V. Tengo anzitutto a precisare che la bellissima Malena del film ha nel mio scritto un altro nome: si chiama Signora Cursi. Lintera vicenda comunque si snoda intorno alla figura del bambino che, pedinando lavvenente ragazza, scopre latteggiamento ipocrita e pregiudiziale degli adulti in una piccola cittadina di provincia. In tali contesti è risaputo che la gente sia pettegola: se gli uomini vedono passare una bella donna se la mangiano con gli occhi, mentendo spudoratamente alle mogli nel mero tentativo di celare le loro fantasie erotiche. Dal canto loro le consorti iniziano a detestare lincolpevole ragazza, ne criticano i modi di vita e alla prima occasione la puniscono.