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Intervista a Michele Riondino

Selezionato come Shooting star Michele è nella rosa dei giovani attori più promettenti scelti ogni anno dal Festival di Berlino.

Michele Riondino

01.11.2010 - Autore: Marco Guarella
L’incontro si svolge proprio alla casa del Cinema , minacciata di chiusura e divenuta luogo di coordinamento delle proteste del mondo del cinema. Dopo alcune domande di circostanza sul futuro astratto del cinema, Michele Riondino sceglie di intervenire sul presente: oltre a dichiarare la propria sodale appartenenza alla protesta del Red Carpet inaugurale, prova a delineare il rapporto tra cinema e televisione, una volta virtuoso ma oggi discutibile poiché la televisione non  prevede scuole attoriali- la formazione di attori.
Poi ancora srotola un foglio- scritto a mano- che riassume l’essenza dello Statuto Sociale europeo degli artisti …
Allora Michele ascoltando il tuo intervento mi pare che il ”il discorso”-gli elementi di “crisi” del cinema  abbiano diversi aspetti: uno statuto che mira alla creazione di leggi organiche e poi una rivendicazione generale che ha a che fare con lo stato della cultura nel nostro Paese ..
Quello che indigna è che vogliano far passare come privilegi quelli che sono i diritti dei lavoratori del campo artistico. I “ diritti degli artisti” dovrebbero essere a parte.. non lo dice qualche eccentrico idealista  o assistito …Tutto questo è scritto nello Statuto Sociale elaborato nel 2007 dal Parlamento Europeo: “l’artista è un lavoratore atipico che naviga nella precarietà” e ancora “si considera la natura incerta della professione artistica che deve essere necessariamente compensata da una garanzia di produzione sociale sicura”. Per capire quanto sia lontana l’Europa.. in Italia la vulgata degli attuali oligarchi racconta ossessivamente di privilegi del cinema italiano.
La forza della mobilitazione di queste giornate è il fatto di essere tutti insieme, uniti.
Parlo anche dell’associazione 7607- data in cui è stato stilato lo statuto sociale- un associazione di artisti dell’audiovisivo che raggruppa circa 850 persone.
La giustezza della protesta di questi giorni  sta nell’unione degli artisti che non chiedono privilegi ma solo diritti- diritti necessari per vivere in Italia, un Paese dove la cultura è continuamente umiliata. Siamo arrivati al punto che chi rappresenta il Ministero possa oramai dire che “noi”- un plurale questo che allude ad una moltitudine complessa e variegata-  non rappresentiamo  la cultura italiana poiché manifestiamo un dissenso e un disagio peraltro generalizzato.


Dalle tue parole sembra evidente la necessità di ridiscutere, ridefinire l’attività artistica, il mestiere dell’attore o il prodotto audiovisivo Qui siamo oltre la vecchia diatriba di Stati Uniti e Francia su cosa sia il cinema.. si tratta di riaprire davvero una riflessione generale….
C’è davvero tutto questo.. ma io vorrei davvero semplificare il mio ragionamento: un politico fa politica, un avvocato segue le leggi. un artista-un attore segue l’arte… “l’artista impiega ogni giorno della sua vita per informarsi del lavoro che fa” …cito e mi riferisco- per scelta- unicamente allo statuto sociale che ricorda ancora come “tutti gli artisti esercitano la loro attività in modo permanente non limitandosi alle ore di prestazione”. Su questo mi ricordo una illuminante frase di Mario Monicelli che diceva più o meno così “ Io  non mi sono mai sposato … come fai a spiegare a tua moglie che anche affacciandoti dalla finestra tu stai lavorando? Questo ovviamente la gente non lo capisce”.
Questo è un argomento che il politico di turno usa con abiezione ideologica e populisticamente per definire l’artista “un parassita”.
Non siamo parassiti in quanto abbiamo costruito e narrato Storia.. ma non lo siamo nemmeno “adesso” che proviamo a “difendere” un presente difficile e da reinventare  tutto questo per non vivere all’ombra del “nostro glorioso passato”. Ricominciando ad essere riconosciuti come lavoratori.

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