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Il paradiso di Seidl che somiglia all'inferno

Faccia a faccia con il regista e la protagonista di Paradise: Faith

Paradise: Faith - maria hofstatter, ulrich seidl

08.09.2012 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato al Festival di Venezia
Fustigazioni, cilicio e perfino un rapporto autoerotico con il crocefisso. Uno dei film che hanno fatto più discutere al Festival di Venezia, Paradise: Faith. Quando Film.it incontra Ulrich Seidl e la sua protagonista Maria Hofstätter, si parla subito del metodo estremo sui set del regista austriaco: “Il tempo di preparazione è stato molto lungo perché Ulrich non ha mai un copione con i dialoghi – dice l’attrice - Ti chiede di lavorare sul personaggio e farlo tuo. Quindi il segreto è immedesimarsi al massimo, in maniera di viverlo il più possibile”.

E l’attrice continua: “Quando si gira alla mattina non so mai quali scene devo interpretare: parliamo della scena e della situazione in cui si trova il personaggio. Ulrich esige che si improvvisi moltissimo, dal momento che il suo cinema è quasi documentaristico. In altre parole, io non so nulla di quello che dirò in scena. Mi confronto con il regista. A quel punto facciamo cinque o sei ciak per scena. In pratica il mio compito è quello di rimanere agitata sul set!”.

Paradise Faith Ulrich Seidl Film scandalo Festival di Venezia 2012

Herr Seidl, come mai ha incentrato questa sua trilogia su tre donne?

Semplice… perché mi piacciono le donne.

Come ha avuto l’idea di fare una trilogia su amore, fede e speranza?

All'inizio era previsto un unico film composto da tre episodi: avrei montato in parallelo le storie di queste tre donne. Ho girato ottanta ore di materiale, montandole arrivavano a sei ore. Era troppo forte dal punto di vista emotivo. Ecco perché le ho separate.

Alcune scene del suo film richiedono stomaco…

I miei film sono uno specchio di questa società: mostro, narro, ma non faccio valutazioni.
Però è importante che chi vede il mio film si senta disturbato e sia partecipe e venga coinvolto in questa controversia.

Come ha cominciato?

Nei miei copioni ci sono dialoghi improvvisati. In questo caso sapevo che avrei basato il film su un personaggio che esiste davvero: una donna che se ne andava in giro con la statua della Madonna.

Quanto è forte la componente autobiografica in questo film?
Parecchio. Sicuramente ha a che fare con le mie origini: provengo da una famiglia cattolica, sarei dovuto diventare prete. Sin da piccolo ho frequentato un collegio cattolico. Quando sono cresciuto ho cominciato a oppormi all'autorità della chiesa e della mia famiglia di origine. Eppure quelle sono le mie radici e non posso rinnegarle.

Paradise Faith Ulrich Seidl Film scandalo Festival di Venezia 2012

Adesso qual è il suo rapporto con la spiritualità?
Non mi ribello più alla religione. Ho trovato la mia pace e ho degli obblighi in quelli che sono i miei valori. Non sono ateo.

I suoi film fanno molto discutere, riesce a immaginare la possibilità che qualcuno un giorno li girerà in inglese in America?
… Queste operazioni le lascio a Michael Haneke! (ride)

Con Haneke condivide la nazionalità, cosa ne pensa del suo cinema?
Diciamo che i nostri film sono diversi, però trattiamo la realtà in maniera molto critica senza risparmiarci. Lui è sicuramente uno dei realizzatori più importanti dei nostri tempi.

Dopo aver finito con il Paradiso… ci porterà all’inferno?

Non proprio, però andrò giù. Sto preparando un film che si intitola In cantina.


Film.it è in prima linea al Festival di Venezia 2012: i film, i personaggi, le interviste e i dietro le quinte dal grande evento in laguna. Per conoscere tutto questo, vi invitiamo nel nostro speciale sulla Mostra. 

 

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