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Il Figlio
Il Figlio

24.05.2002 - Autore: Luigi Sardiello - Filmaker's Magazine
Dopo la Palma nel 1999 per Rosetta, i fratelli Dardenne tornano a Cannes, di nuovo in competizione, con Il Figlio. In linea con la loro vocazione di indagatori di temi scottanti, questa volta i due registi belgi partono da un omicidio di Francis che ha ucciso cinque anni prima il figlio di Olivier, proprietario di una falegnameria dove Francis ha iniziato da poco il suo apprendistato. Come in Rosetta anche qui la scelta registica guarda positivamente alla camera a mano, in una sorta di pedinamento fedele e attento sulla figura di Francis, ripresa quasi sempre esclusivamente dalla nuca per non appesantire e non invadere indiscretamente la sua coscienza, per cui le scelte che man mano Francis decide restano per lui stesso e per il pubblico un enigma, un non-detto. Luso della camera a mano dà spazio non solo allambiente multiforme e mutabile che hanno intorno i due protagonisti, ma sottolinea anche le diverse sfaccettature delle espressioni del volto e dei gesti dei vari personaggi.
Controcorrente, in un momento cinematografico in cui i film ci propongono vendette a tutto spiano, i Dardenne oppongono la loro visione etica, non religiosa, del perdono come comprensione e conoscenza di una società ormai malata, in cui gli omicida sono in realtà da un lato il prodotto stesso della schizofrenia della società moderna, dallaltro di un probabile disagio individuale di un ragazzo molto giovane che potrebbe ricordare per certi aspetti il protagonista di letà inquieta di Dumont, con una violenza naturale tipica nei giovani per cui non cé bisogno di giustificarla.
Dallaltro lato il falegname Olivier, come un padre, fonda le basi per una vita stabile che si oppone al mondo giovane di Francis, due aspetti di una stessa figura, un rapporto il loro che pone le fondamenta di tutto il ciclo vitale.
Forse si potrebbe dire che i Dardenne fanno un cinema di stampo politico che sicuramente susciterà delle critiche, come già in passato, attraverso uno sguardo privo di ipocrisia ma intelligente e riflessivo.