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Il Festival di Roma rende omaggio a Ugo Tognazzi

Maria Sole Tognazzi presenta all'Auditorium "Ritratto di mio padre", documentario che nasce dal desiderio di raccontare, a vent'anni dalla sua scomparsa, la vita, gli amori, le passioni, i successi e le delusioni del grande attore

Ugo Tognazzi

28.10.2010 - Autore: Pierpaolo Festa
“Ho voluto raccontare mio padre attraverso i Super 8 che girava continuamente durante i momenti in cui stavamo insieme, in famiglia, con i tantissimi amici e colleghi che stavano sempre con noi” – Queste le parole di Maria Sole Tognazzi che ha celebrato il padre Ugo vent’anni dopo la sua morte. Era uno dei colonnelli della risata del cinema italiano: “Lo ricorderemo con varie iniziative – aveva annunciato il Presidente della Fondazione Cinema per Roma, Gian Luigi Rondi - anche con il concorso dei suoi familiari, mettendo l’accento su una sua retrospettiva di tipo nuovo che consisterà nel proiettare prima di tutti i film in concorso i momenti più significativi delle sue maggiori e più acclamate interpretazioni”.

Maria Sole Tognazzi al Festival di Roma

E per celebrare il grande attore, il Festival ha anticipato il suo giorno di apertura proiettando “Ritratto di mio padre” il documentario diretto dalla figlia: “Si vede mio padre com’era veramente, il suo rapporto di amicizia e complicità con i protagonisti del mondo del cinema di allora. Papà riuniva tutti i suoi amici: dalle partite a tennis, si passava al gioco e inevitabilmente anche al lavoro. Spesso da lì nascevano poi idee o progetti per film. Sono rientrata attraverso questi filmetti casalinghi in quegli anni, quasi come se avessi chiuso gli occhi”.

1964: Ugo Tognazzi e Alberto Sordi si congratulano con Delia Scala e Renato Rascel

Al cinema ha interpretato “Amici miei” e “Il vizietto”, due delle serie più amate di tutti i tempi, e ha lavorato con i più grandi: da Monicelli a Risi, da Avati a Corbucci, diventando l’attore feticcio di Marco Ferreri. Dalla commedia passò al dramma – il Festival proietterà anche il magnifico “Io la conoscevo bene" di Pietrangeli - rilanciando costantemente il suo talento e la sua carriera: “Si vede mio padre com’era: anarchico, trasgressivo, controcorrente in molte sue scelte, coraggioso nel fare scelte rischiose, generoso verso i giovani, amico di tutti. Queste immagini non raccontano soltanto Ugo Tognazzi, ma anche un cinema, e un Paese, diverso da quello attuale”. E la figlia sceglie anche di non mostrarci troppo le tenebre che hanno avvolto Ugo alla fine della sua carriera: “Era in depressione. Gli è accaduto quello che è poi successo anche a Gassman: non accettava l'idea di invecchiare e di non essere più richiesto dal cinema come prima. Ho preferito trascurare questo elemento, perché è già noto”.

1966: Tognazzi in una scena del film Le piacevoli notti

Sullo schermo intervengono Michele Placido, Pupi Avati, Bernardo Bertolucci, Ettore Scola, Paolo Villaggio, Mario Monicelli e tutti i suoi figli: “Ho mostrato decine e decine di filmini di famiglia, girati a casa o sui set spesso da papà, oppure da amici e assistenti, comprese alcune sequenze che, ne sono quasi certa, portano la firma di Marco Ferreri, che oltre che amico di mio padre è stato il mio padrino. Ne viene fuori un modo di intendere la vita e il lavoro che oggi sembra scomparso. Un'assoluta condivisione di amicizia e divertimento fra gli attori e i registi che hanno fatto grande un'epoca, che si incontravano, spesso a casa nostra, e creavano progetti insieme, in un momento storico in cui il cinema nasceva da una fortissima unione fra tutti coloro che lo frequentavano, e nascevano così film meravigliosi”.

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