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Il festival di Pesaro

Il festival di Pesaro

pesaro

09.07.2001 - Autore: Luca Perotti
La mancata proiezione di uno degli eventi più attesi, ovvero lultima fatica di Jean-Luc Godard, Eloge de LAmour, giunge quasi come un colpo basso, un fuori programma deludente che chiude i battenti di un festival un po taccagno ma apprezzabile se ricondotto alla sua dimensione volutamente minore. Certo, il film di uno dei padri della Nouvelle Vague, soprattutto in considerazione della valida sezione dedicata al cinema dei Cahiers in occasione del cinquantesimo anniversario della nascita della rivista, avrebbe rappresentato unimpennata prestigiosa e incrementato il valore della kermesse pesarese. Una manifestazione apatica e forse troppo vincolata alle monografie dedicate al cinema giapponese e alla retrospettiva su Mario Monicelli, la quale tuttavia ha contribuito a gremire la sala adibita grazie alla riproposizione di tanti classici del nostro cinema, ancora graditi dal pubblico festivaliero nonostante il succedersi di problemi tecnici durante le proiezioni. Altrettanto accurato è stato lo sguardo dinsieme sulla corposa produzione nipponica degli ultimi anni che ha proposto gli interrogativi e le inquietudini di un cinema che sembra trovarsi su una rampa di lancio, in un periodo di transizione in cui emerge la necessità di fare i conti con la società e con il cinema. La qualità generale in parte risente di un momento storico un po confuso rispecchiato dalla valanga di proposte il cui snellimento avrebbe magari provocato dei fraintendimenti sullattuale stato del cinema del Sol Levante che include anche opere discutibili, necessarie tuttavia per una visione dinsieme più attendibile. Circoscritta ma interessante la sezione Nuove Proposte, giustamente indirizzata verso film gradevoli e divertenti, proponibili nella cornice della piazza per un pubblico il più eterogeneo possibile che ha così buttato un occhio anche su film prodotti da nazioni meno masticate dal mercato, come nel caso dello slavo No Mans Land; dello svedese Jalla Jalla e del danese Italian For Beginners. La personale dedicata al giovane regista Romuald Karmakar era invece mirata più agli addetti ai lavori, curiosi di abbracciare lopera completa di questa scoperta di Alexander Kluge. Ma in mezzo a questo assortimento di opere prime e non, di lungo, medio e cortometraggi, una serie di film hanno eclissato la maggior parte degli altri per qualità, modernità e freschezza, vale a dire quel drappello di film girati negli anni sessanta da Godard, Rouche, Chabrol, Saraceni, Reiz, ecc. Si rimane ancora stupefatti dalla leggerezza per nulla datata, dallimpegno politico, dalla concezione idealistica e progredita di fare cinema. Ogni film una firma, un sigillo personale, riconoscibile e irrinunciabile. Il festival di Pesaro si offre come una vetrina in grado di segnalare, ricordare, analizzare e lo ha fatto pur con alcune pecche nella selezione ma, forse, il brivido della competizione, di un premio internazionale regalerebbe più mordente e sancirebbe un richiamo maggiore senza snaturare la sua identità.    
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