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Il cattivo tenente - La nostra recensione

A diciassette anni di distanza la nuova versione di quel capolavoro, più o meno aggiornata, arriva a Venezia 2009.

Il cattivo tenente - Nicolas Cage Eva Mendes

05.09.2009 - Autore: Adriano Ercolani
Nel 1992 uno dei grandi autori maledetti del nostro tempo, Abel Ferrara, si impose definitivamente all’attenzione della critica internazionale con "Il cattivo tenente", storia di discesa agli inferi, sia fisica che spirituale, di un poliziotto in bilico tra la perdizione e l’ansia di riscatto. Protagonista di quel film livido e disperato un Harvey Keitel al vertice della propria parabola professionale.

A diciassette anni di distanza la nuova versione di quel capolavoro, più o meno aggiornata, arriva a Venezia 2009. Il ruolo principale stavolta è stato affidato a Nicolas Cage, un attore che mai ha rifiutato di confrontarsi con ruoli estremi: pensiamo a "Cuore selvaggio" di David Lynch, a "Via da Las Vegas" di Mike Figgis, oppure ad "Al di là della vita" di Martin Scorsese. Accanto a lui una delle star hollywoodiane più "calde" del momento, Eva Mendes, la quale aveva già lavorato con lui nel blockbuster "Ghost Rider" (id., 2007) e già si era confrontata con il noir più livido grazie all’intenso "I padroni della notte" di James Gray.

A dirigere "Il cattivo tenente - Ultima chiamata New Orleans" è stato chiamato uno degli autori più visionari dell’intero panorama cinematografico europeo, il tedesco Werner Herzog, cineasta che in passato ci ha regalato capolavori come "Aguirre furore di Dio", “L’enigma di Kaspar Hauser” o "Fitzcarraldo".

Parlare di remake per questo lavoro di Herzog è decisamente improprio, in quanto l’autore riprende lo spunto iniziale per ricreate un lungometraggio completamente differente, prima di tutto nel setting, passato adesso ad un New Orleans lussureggiante e fascinosa. Anche il tono scelto è totalmente diverso: la costante tensione etica presente nel film di Ferrara si è tramutata invece in lavoro di ribaltamento del genere, in un’opera che senz’altro lavora su livelli più superficiali, o meglio più smaccatamente cinematografici.

Aiutato da un Nicolas Cage abbastanza controllato (almeno rispetto alla prova istrionica che ci aspettavamo da lui) Herzog realizza un noir che sembra voler giocare più o meno seriamente con le regole del genere, seguendole in maniera a tratti pedissequa e smentendole in altri momenti, grazie anche ad una sceneggiatura che si prende, soprattutto nel finale, esplicite libertà narrative. Il “gioco” funziona finché l’autore riesce a calibrarlo, mentre diventa irritante dove Herzog perde il filo del discorso.

Il cattivo tenente – Ultima chiamata New Orleans” risulta alla fine un film affascinante ma troppo alterno nella sua riuscita complessiva, limite che ormai accompagna da anni tutto il cinema di Werner Herzog.