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Hollywoodland

Elegante ed insieme sobrio nella confezione 'Hollywoodland' è un film da gustare con un certo spirito retrò. Premiato a Venezia Ben Affleck come miglior attore. Nelle sale da venerdì 23

Hollywoodland

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
  Hollywood, metà anni ’50. Il detective Louis Simo (Adrien Brody) è uscito dal giro che conta, e si è ridotto a raccattare casi  pietosi per tirare avanti. Quando viene trovato il cadavere dell’attore che impersona Superman nella famosa serie televisiva, George Reeves (Ben Affleck) apparentemente suicidatosi, Lou sente immediatamente odore di denaro, e parecchio. Convinta la madre del defunto ad assumerlo per far luce sulla morte del figlio, l’uomo inizia a ricostruire la vita di Reeves: la pista più interessante da seguire è senza dubbio la relazione che l’attore intratteneva con Toni Mannix (Diane Lane), la moglie del vicepresidente della Major hollywoodiana MGM. Andando avanti con le indagini, Simo inizia a trovare indizi sempre più precisi sul fatto che la sua ipotesi di omicidio non è poi così infondata…

      Una maggiore attenzione al ritmo narrativo è probabilmente ciò che avrebbe invece aiutato “Hollywoodland”: in alcuni momenti vi sono infatti delle lungaggini che non assecondano la scorrevolezza del lungometraggio, ed un montaggio più serrato avrebbe di certo risolto il problema; evidentemente la necessaria contaminazione con il melodramma, che scaturisce dalle vicende private del protagonista, ha preteso un approfondimento più esplicito sulle psicologie dei personaggi.

Elegante ed insieme sobrio nella confezione, “Hollywoodland” è un film da gustare con un certo spirito retrò: un buon prodotto di genere, ideato e realizzato con la necessaria saggezza di chi sa di non puntare ad incassi stratosferici, ma di poter invece lavorare sull’intelligenza ed il buon gusto di un certo pubblico. Sotto questo punto di vista la scommessa di Coulter sembra pienamente vinta.