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Heath Ledger: Cow-gay o Casanova?

In due giorni da icona gay a donnaiolo simbolo. Intanto Kitano dissacra tutto, un georgiano porta la chicca (13) e Bjork rompe un lungo silenzio. Il pubblico applaude.

casanova

03.09.2005 - Autore: Claudio Moretti
Heath Ledger. Cow-gay o Casanova? L’attore australiano passa nel giro di due giorni dal cow-gay di Ang Lee (Brokeback Mountain) al Casanova di Hallstrom. Da quella che in un paio di settimane nelle sale diverrà istantaneamente un’icona omosessuale, all’emblema del donnaiolo che sta attraversando la storia senza mai appassire. Eppure il pubblico lo vede credibilmente calarsi nei due panni così diversi senza batter ciglio: il cinema è davvero sospensione della credulità allo stato puro. 

Il Tragico buffone. Kitano dissacra. Sdoppiamento, richiami epici e quant’altro: i critici si son gettati giù tra i tornanti ermeneutici per spiegare il nuovo Takeshis’. Kitano invece abbassa le pretese: “Non pretendo che capiate il contenuto, voglio che vi divertiate. Non che vi sforziate troppo”. Qualcuno però non vuole proprio sentirci e gli riparte il grillo cinefilo suggerendo suggestioni felliniane. Kitano dissacra ancora: “Fellini è uno dei miei registi preferiti, ma non ho mai capito il suo cinema. Stessa cosa per Godard, mi piace ma non lo capisco mai, forse il mio cervello non è all’altezza”. Non ha finito di mettersi ironicamente sotto al piedistallo Takeshi. A Venezia, come in molti festival europei è esplosa la mania per il cinema classico giapponese, Kitano commenta: “Francamente non mi interessa. Io dei film giapponesi anni ’50 non ne ho visto neanche uno”.   

Esordi. La chicca numero 13. Sebastian è un giovane che arrabbatta la sua vita incastrando lavori umili uno sull’altro. Un giorno decide di partire seguendo le istruzioni che erano state preparate per un suo vicino, nel frattempo morto. Sebastian segue il percorso che gli viene svelato passo passo senza sapere dove lo condurrà. Si ritroverà in una casa in mezzo alla foresta e soprattutto in mezzo a un incubo. Un mondo clandestino dove una ventina di persone scommettono sulla vita di altri uomini nell’epigone della roulette russa; anche dal punto di vista geometrico. Le cavie, in circolo, puntano la pistola sulla nuca di chi li precede fino a chiudere il cerchio. Una pallottola in canna. Tamburo che ruota per dar modo alla Dea Bendata di esprimersi. All’accendersi di una lampadina, si spara. Alcuni muoiono, altri restano in piedi. Poi parte il secondo turno: altro circolo di morte, due pallottole in canna. E così via finché non rimangono in due per il duello finale. Il numero 13 è Sebastian. L’attore che lo interpreta è il fratello del regista, Gela Babluani, autore della vera chicca del festival.  

La battuta. Bjork rompe un lungo silenzio. Dopo un’ora e venticinque minuti di totale silenzio (musica a parte), nel film Drawing Restraint 9, Bjork parla. E qualunque cosa dica il pubblico in sala, stremato, applaude liberato. Durerà poco. Infatti per tutti i 150 minuti del film solo in un paio c’è un abbozzo di dialogo.