NOTIZIE

Good

Presentato in concorso al Festiva di Roma, "Good" è diretto da Vicente Amorim e tratto dall'opera teatrale di C.P.Taylor.

Good

27.10.2008 - Autore: Adriano Ercolani
Nella Germania di fine anni ’30 il professor Halder (Viggo Mortensen) si trova costretto quasi suo malgrado ad aderire ai dettami culturali imposti dal nazismo, ed entra a far parte del partito dopo aver scritto un saggio di propaganda. La sua vita pian piano cambia: in maniera lenta ma inesorabile, senza quasi rendersene conto, Halder diventa uno di quegli intellettuali che iniziano a vivere nella beata ignoranza di quello che sta veramente succedendo alla Germania, e questo nonostante il suo amico Maurice (Jason Isaacs), di origine ebrea, lo metta in guardia più volte.
Col passare degli anni la persecuzione antisemita allontanerà i due amici fino alle conseguenze irreparabili, e quando finalmente Halder inizierà a prendere coscienza dell’idea comune a cui ha ottusamente e silenziosamente preso parte, forse sarà troppo tardi per riparare ai torti perpetrati.

La strada verso l’inferno è lastricata di buone intenzioni.
Questo detto comune sembra particolarmente appropriata per commentare questa coproduzione anglo-tedesca presentata al Festival di Roma. Diretto da Vicente Amorim e tratto dall’opera teatrale di C.P.Taylor, questo lungometraggio rappresenta l’estensione peggiore dell’idea di coproduzione appunto: tutto infatti è assemblato nel peggiore dei modi, dal cast artistico a quello tecnico, e l’assoluta mancanza di un centro unificatore rende fin dalle primissime scene la pellicola un calderone di lingue e inesattezze davvero incredibile da gestire, anche concedendo all’opera la maggior immedesimazione possibile. Soltanto vedere gli attori che recitano in inglese e poi leggono libri in tedesco crea un senso di distacco irrecuperabile. Ma questo è soltanto un esempio che vuole spiegare una messa in scena che non possiamo esimerci dal definire imbarazzante: fotografia leccata, dialoghi improbabili, sceneggiatura acquosa quando non melensa, interpretazioni a dir poco deludenti; in particolare Viggo Mortensen si dimostra totalmente fuori parte nel ruolo del professor Halder, ed allo steso tempo incapace con le sue doti d’attore a recuperare lo svantaggio della sua inadeguatezza.
L’unico a salarsi in virtù di della sua bravura e della sua presenza scenica è Jason Isaacs, attore troppo relegato in parti da caratterista o da villano e che invece meriterebbe ben altra attenzione.

Good” è uno dei lungometraggi di ricostruzione storica peggiori visti da anni a questa parte, ed avvilisce a mera consumazione da telenovela il tema drammatico che tratta. E questo, più di tutti gli altri, è il suo difetto maggiore.

FILM E PERSONE