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Gli 'ultimi' vincitori del Festival...
Intanto il festival poteva davvero concludersi decretando così anche gli ultimi vincitori. Due su tutti, probabilmente. Spesso in estremo contrasto, il pubblico e il direttore della mostra de Hadeln possono tornare a casa tranquilli...
09.09.2002 - Autore: Matteo Nucci
Che le decisioni di qualsiasi giuria non possano in alcun modo soddisfare tutti è un fatto per natura incontrovertibile. Accorsi non merita la coppa Volpi, senonaltro per linterpretazione di Campana in Un viaggio chiamato amore? La Casa dei pazzi di Konchalovsky non è allaltezza del Gran Premio della Giuria né del suo raffinato regista? Il trofeo alla regia per Lee Chang-Dong non è adatto a Oasis, dove la regia non pare dominante? Chiacchiere vane. Come vane, ma davvero memorabili, resteranno le accuse di esponenti del mondo cattolico contro il trionfatore del festival. Peter Mullan, cattolico scozzese, presentatosi sul palco in kilt (affittato sottolineava lui), ha tranquillamente risposto che lo scandalo non era il film, ma quanto raccontava, ossia i tormenti cui unistituzione cattolica come quella delle Magdalene Sisters sottoponeva donne incolpevoli, marchiate a vita nel corpo, nellanima e di fronte alla società. Tranquillo e coerente con se stesso, ha ribadito i concetti già espressi nella conferenza stampa di presentazione del film, dedicando Magdalene a tutte le donne oppresse dai fondamentalismi religiosi.
Intanto il festival poteva davvero concludersi decretando così anche gli ultimi vincitori. Due su tutti, probabilmente. Spesso in estremo contrasto, il pubblico e il direttore de Hadeln possono tornare a casa tranquilli. De Hadeln per aver sorpreso un po tutti, con la sua calma che lo faceva apparire un semplice impiegato a termine e invece abile nellallestire in poco tempo una mostra per nulla priva di carattere. Certo mancava il capolavoro, ma come dimenticare i timori della vigilia? I film hanno saputo scuotere, commuovere, impressionare. E la presenza di lavori molto critici nei confronti della nostra società ha lasciato di stucco chi credeva di trovarsi a partecipare a una mostra edulcorata. Sbeffeggiato, spesso insultato dal pubblico in fila allentrata della Sala Grande, de Hadeln non è mai fuggito ed è stato pronto a rispondere anche alle ultime accuse, quelle lanciategli da Riva, membro del consiglio damministrazione della Biennale, scandalizzato per la vittoria di Magdalene: il suo parere non è condiviso dal pubblico, ha mormorato senza abbandonare i suoi toni pacati.
E così si è scoperto che non serbava rancore contro il pubblico, de Hadeln. Quel pubblico che, fin dal terzo giorno, si fermava a firmare una petizione lanciata da Ippoliti perché Magdalene venisse proiettato ancora, vista la moltitudine di coloro che lo avevano perso. Un pubblico educato e attento. Capace di sopportare il caldo e lassurda carenza di bagni confortevoli. Quel pubblico che è rientrato in Sala Grande con lentusiasmo dei primi giorni, nel momento in cui Dario Fo e Fiorello hanno cominciato ad arringare i presenti: se il pubblico non rientra, neppure noi lo faremo. Lultima proiezione (Johan Padan a la descoverta de le Americhe) ha sancito così, definitivamente, un concetto tanto banale da essere facilmente dimenticabile: è il pubblico il vero giudice.