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Generazioni a confronto
Intervista a Rosalia Polizzi

02.02.2001 - Autore: Beatrice Rutiloni
Riconciliati, il secondo lungometraggio di Rosalia Polizzi, a sei anni di distanza dal precedente Anni ribelli, è nella sezione Panorama del festival di Berlino. Il film narra la fine di una passione politica e il suo riconciliarsi in qualche modo, non esente da conflittualità, con la perdita del sogno. E la storia di un contrasto generazionale tra genitori ex sessantottini e figli adolescenti nellera veloce della tecnologia. E un mettere a confronto due stili di vita divisi da una manciata danni che hanno spazzato via ogni utopia, prima tra tutte quella del socialismo. E la vita vera di molti cinquantenni doggi rimasti incastrati nellillusione/delusione dei credo degli anni settanta, e mai cresciuti sopra. Un po bambini, a volte più dei loro figli, cui non hanno dato regole per spirito di libertà e che sono cresciuti senza una precisa identità. Riconciliati è un film drammatico la cui azione si svolge in un fine settimana di settembre dellanno 2000. Protagonisti , un gruppo di amici appartenenti alle diverse componenti della sinistra italiana degli anni 70. Il ritrovarsi e linaspettato riconciliarsi allinizio del millennio è motivato dalluscita dal carcere di un compagno, condannato per luccisione di un giudice durante gli anni 80. Parallelamente alle storie, ormai istantanea di un ricordo, degli adulti, scorre quella dei figli, ben lontani dalle tensioni ideologiche dei loro genitori. Un lavoro di archivio, con video, documenti giornalistici ed inchieste che la stessa regista girò negli anni di piombo, mescolano fiction e realtà. La Polizzi, che nella sua vita ha sperimentato molte vie, ha esordito in Argentina come attrice, poi, stabilitasi a Roma, ha lavorato come regista free lance per la RAI; è anche scrittrice e sceneggiatrice dei suoi due film.
Due generazioni a confronto, unincastrata nei sogni che ha generato laltra, senza identità. Riconciliarsi sembra unutopia.
R.P. Più che di conflitto ,parliamo infatti di incomunicabilità, di impossibilità per due mondi così diversi di entrare in contatto. I protagonisti di Riconciliati appartengono a quella parte dellumanità che nel secolo aveva sognato la costruzione di una vita migliore: la grande utopia del socialismo universale. Si ritrovano, per un evento esterno e imprevedibile, di nuovo insieme, con le loro vite, per il momento sconfitti. Lintera vicenda si svolge in un fine settimana prima dellinizio delle scuole. Ho voluto rendere così il distacco tra i due modi di vita. Tutti i figli, in ogni epoca, si sono trovati in disaccordo con i genitori, ma questi forse più di altri, perché hanno cercato in ogni modo di imprimere la libertà. Fanno molte cose ,ma in realtà non fanno niente. Eppure non hanno problemi, sono ragazzi normali. Questo perché i sogni delladolescenza, quando rimangono frustrati, non rendono maturi. Alla militanza si sostituisce oggi il volontariato, è la frase di un libro di Revelli, Oltre il novecento, che la dice lunga su queste persone che in passato si sono nutrite di grandi ideali: oggi possono fare solo piccole cose quotidiane. Un altro elemento di tratto sociologico del film è lintegrazione tra diverse culture. Il personaggio centrale di Malena è unesule dallArgentina, che poi ha sposato un italiano.
Cè qualcosa di autobiografico in questo personaggio?
R.P. No. Malena, in stranissima coincidenza con il film di Tornatore, prende il nome da un tango argentino. Io vivo a Roma dal 1961 e i miei genitori sono siciliani e non ho mai vissuto la dittatura. Conosco meglio lItalia che lArgentina, lho percorsa in lungo e in largo facendo docu-film per la RAI. Il mio primo film Anni Ribelli aveva ispirazione autobiografica, è un lavoro scaturito da inchieste fatte in Argentina sui desaparecidos. Le idee mi sono sempre venute lavorando, quindi il punto di partenza è reale, anche se non è un tipo di realtà naturalistica, ma simbolica.
Ha usato tecniche miste?
R.P. Si. Il film è composto dalla parte cinematografica, girata in pellicola, e dalla parte documetaristica. E un miscuglio di generi: cè la radio, video e telegiornali depoca, materiale di repertorio uscito dagli archivi della RAI, anche in bianco e nero, come le madri della piazza di Maggio, i bambini dei desaparecidos. Il passato di queste persone sta nei video, non ho usato flashback Altre sono ricostruzioni con gli attori del film che entrano nei filmati depoca. Con luscita dal carcere di un ex compagno, ritorna il passato, che è affidato al piccolo schermo, e guarda caso, è tirato fuori e riproposto dai figli, in qualche modo attratti dalla storia personale dei genitori. La televisione, la radio sono qui larchivio della memoria. Anche la musica ha lo stesso ruolo. Di definizione dei due mondi, la colonna sonora è metà hip-hop, affidata al ritmo giovanile ,e metà latina, con il tango, la Malena per lappunto, un po nostalgico delle balere di liscio.
Dato che abbiamo nominato una Malena, cosa pensa dellaltra di Tornatore?
R.P. Credo che Tornatore sia un regista bravissimo, diciamo che mi auguro che il prossimo film sia una storia piccola.
E degli altri, tanti, italiani a Berlino?
R.P. Anzitutto dobbiamo ridimensionare il dato agli oltre sessanta film che sono stati visionati dalla direzione del festival, e comunque rimane un fatto rilevante. Mi trovo daccordo con la riflessione di de Halden , la cosa bella del cinema italiano, per certi versi bistrattata dalla critica e ignorata dal pubblico, è che ogni film è diverso dallaltro. Non ci sono scuole o tendenze, ma cè stato un aumento delle donne nel cinema. Spero che questo possa educare il pubblico italiano agli italiani. Non trovo che quelli americani siano dei grandi film, sono straordinariamente fatti, con grandi mezzi. Io, al naufragio del Titanic, non ci ho creduto neanche un po. Se lavessero fatto in una piscina sarebbe stato meglio! Del cinema americano mi piacciono gli attori, difficile trovarne di così professionali in Europa. Invece amo molto il cinema francese.
Qualche autore?
R.P. Qualche film della recente cinematografia: Risorse umane di Laurent Cantet eMarius et Jeannette di Robert Guediguian.