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Fur
La Festa del Cinema di Roma apre i battenti, presentando come apertura il sonnolento ritratto cine-inventato della grande fotografa Diane Arbus interprertata dalla diva Nicole Kidman
12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
A parte l’evidente rapporto che accomuna le due pellicole, ciò che le divide è senza dubbio la loro riuscita: tanto “Secretary” era un’opera sincera ed appassionata, quasi tenera quando sfociava nella love story tra i due protagonisti, tanto “Fur” è un film completamente privo di mordente, che mai riesce ad emozionare lo spettatore. Sorretto da una confezione comunque elegante e perfettamente calibrata sul racconto, il prodotto mostra troppo presto di essere un progetto che si muove su binari eccessivamente raffreddati per interessare davvero: i personaggi non provocano nessuna empatia, e ciò è principalmente dovuto al fatto che la sceneggiatura non tratteggia oltre la superficie una storia di scoperta che dovrebbe essere di se stessi e soprattutto del mondo che ci circonda (qualunque sia il tipo di bellezza che si riesce a trovare in esso); l’argomento principale del film però è una questione puramente estetica ed esplicitata attraverso tutti i luoghi comuni e la retorica possibili. Shainberg sembra intimidito dalla presenza della diva Nicole Kidman, e costruisce la sua regia interamente sui suoi primi piani, tanto insistiti quanto sinceramente innocui dal punto di vista drammatico. Alla fine, la scena viene interamente rubata da Robert Downey Jr., che anche sotto il costume stile “lupo mannaro” anni ’50 dimostra ancora una volta di essere istrione di gran classe.
“Fur” rimane una cartolina magari anche carina da vedere, ma fredda ed inanimata come una fotografia vuota, o meglio un ritratto in cui nessuno viene ripreso.