NOTIZIE

Esclusivo: Max Von Sydow, io sono leggenda

Il grande attore svedese ci parla di esorcismi, dell'11 settembre e di quanto gli manchi Ingmar Bergman. Lo abbiamo intervistato a Berlino

Molto forte, incredibilmente vicino -  Max Von Sydow

12.02.2012 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato al Festival di Berlino
Il termine leggenda è piuttosto abusato nello show business, ma di sicuro è il primo a cui si pensa quando ci si ritrova a chiacchierare con Max Von Sydow al calduccio di una suite d’hotel nel cuore della freddissima Berlino. Con la sua voce profonda e inquietante, che ha utilizzato in una miriade di ruoli oscuri, l’attore ci racconta la sua esperienza sul set di “Molto forte, incredibilmente vicino”, il film di Stephen Daldry tratto dal romanzo di Jonathan Safran Foer (edito in Italia da Guanda) e presentato Fuori Concorso alla 62sima Berlinale. Un ruolo in cui, paradossalmente, ha rinunciato al suo marchio di fabbrica vocale, affiancando il protagonista Thomas Horn senza mai dire una parola. Nemmeno una battuta, ma ciò non toglie che il suo personaggio non sia in grado di emozionare e commuovere, e puntualmente l’Academy ha alzato il pollice inserendolo nella cinquina dei candidati all’Oscar come migliore attore non protagonista.

Max Von Sydow intervista esclusiva Festival di Berlino - Von Sydow con Thomas Horn e Stephen Daldry a Berlino

Tutte le volte che Von Sydow si rivolge al suo interlocutore lo fa come se raccontasse una favoletta ai nipotini, focalizzandosi sui dettagli e non risparmiando mai una sana ironia: “Vi racconto una storia: Stephen Daldry mi ha detto che da bambino non andava al cinema. I suoi abitavano fuori città e dunque non era facile per lui vedere i film sul grande schermo. La prima volta che è entrato in una sala cinematografica ha visto proprio ‘L’esorcista’. Potete immaginare il risultato? Il primo film che vedeva nella sua vita! A volte mi chiedo: come ha fatto a desiderare di diventare un regista?”.

Le generazioni più giovani la ricordano soprattutto per il grande spavento provato durante la visione de “L’esorcista”? E’ mai rimasto disturbato dai temi trattati in quel film?
Be’ direi che dopo quasi quaranta anni, quel film non mi spaventa più (ride)! È stato un lavoro sorprendente, nel senso che all’epoca non sapevo quasi nulla sugli esorcismi. Di quel set ricordo un sano spirito di avventura emanato soprattutto da William Friedkin, un regista giovane e selvaggio. Era fantastico vederlo alle prese con la regia. Chiaramente si trattava di un soggetto bellissimo e interessante e, infatti, a Hollywood lo hanno subito trattato come un franchise.

Tornando al presente, quanto è stato difficile rinunciare alle parole in “Molto forte, incredibilmente vicino”?
Affatto, non più difficile di altri ruoli. Anzi è stata una cosa interessante che mi ha ispirato parecchio. Sono felice, è un ruolo bellissimo: quello di un vecchietto solitario il cui silenzio rappresenta una specie di punizione, un senso di colpa per non essere morto insieme alla sua famiglia nel corso della guerra. Il senso di colpa lo attanaglia. E poi arriva l’11 settembre a colpirlo ancora una volta e, forse a fargli aprire gli occhi. Si tratta di un personaggio onesto, così onesto che il ragazzino lo scopre, rimane affascinato dal suo silenzio e lo invita ad affiancarlo nella sua ricerca. Si tratta certamente di un incontro positivo tra i due: questa è una storia di speranza, di sopravvivenza e amore.

Max Von Sydow intervista esclusiva Festival di Berlino - Von Sydow con Thomas Horn in una scena

Sullo schermo la vediamo recitare con un protagonista al suo debutto sul grande schermo. Le ha ricordato le sensazioni provate la prima volta davanti la macchina da presa?
La differenza è che il piccolo Thomas Horn pare non volesse fare l’attore. Si dice che ora abbia cambiato idea. Io, invece, ho sempre avuto l’ambizione di diventare un attore di teatro. E ci sono quasi riuscito nel momento in cui sono entrato all’Accademia di Teatro Nazionale a Stoccolma. Avrei potuto frequentarla per tre anni gratis, ma dopo il primo anno mi hanno offerto un ruolo in un film diretto dal grande regista di teatro Alf Sjöberg, un uomo che ammiravo davvero. Stava adattando “Only a Mother”, scritto da Ivan Lo-Johansson, appartenente agli scrittori proletari svedesi del ventesimo secolo. Ho fatto quel film, poi ne è arrivato un altro sempre con Alf. E poi altri ancora. Mi considero davvero fortunato, ho avuto un sacco di ottime opportunità. Potete definirmi anche un po’ viziato.

Ma il sogno rimane comunque quello di fare teatro. Come mai?
Fare cinema è emozionante, ma per un attore credo sia più eccitante lavorare sul palcoscenico. In un film ti chiamano per interpretare un ruolo: può anche trattarsi di pochi giorni di lavoro divisi nell’arco di mesi. In pratica fai piccole cose, poi vai e poi torni per concludere. Il cinema non è un lavoro di squadra, è la visione del regista, che è senza dubbio l’unico creatore. A teatro invece è il team che viene fuori: leggi la pièce insieme al cast e la discuti. Senti le idee del regista che ti ispirano. E nessuno ti taglia o ti fa subire il montaggio. Ecco perché è certamente una situazione lavorativa migliore.

Sente tanta differenza tra lavorare a Hollywood e girare nella madrepatria?
Solo nel budget…

Max Von Sydow intervista esclusiva Festival di Berlino - Von Sydow in una scena

E le manca Bergman?
Tantissimo. Ingmar ha significato tanto per la mia carriera. Abbiamo passato parecchio tempo insieme: era un periodo particolarmente vivace della mia vita e noi riuscivamo a capirci, probabilmente perché avevamo dei punti in comune. Avevamo lo stesso background familiare.

Molto folte, incredibilmente vicino” tratta in maniera delicata gli eventi dell’11 settembre. Lei dov’era quel giorno?
La mia storia non ha niente di originale: eravamo in Svezia, io e mia moglie per le vacanze. Mio figlio mi ha chiamato gridando: “C’è una guerra, siamo in guerra, dovete venire subito a casa! E non prendete l’aereo, stanno bombardando l’America. Siamo rimasti incollati al televisore. Il primo giorno è stato uno shock. È stata una cosa folle, e mi sciocca ancora di più pensare che sono molti a credere che non sia così.

Molto forte, incredibilmente vicino”, in uscita il 13 aprile, è distribuito dalla Warner Bros. Per saperne di più, guardate il trailer.

Vi ricordiamo che Film.it è in missione a Berlino per portarvi tutte le notizie, le recensioni e le interviste alle star della Berlinale 2012. Per qualsiasi aggiornamento, vi rimandiamo allo Speciale Festival Internazionale del Film di Berlino e al nostro canale YouTube.