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Daniel Stamm ci racconta L'ultimo esorcismo

Abbiamo incontrato al TFF il regista dell'horror prodotto da Eli Roth. Ci ha raccontato di quella volta che Quentin Tarantino ha visto il suo film e della sua futura collaborazione con M. Night Shyamalan

L'ultimo esorcismo - Ashley Bell e Daniel Stamm

03.12.2010 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato al TFF
Non passano nemmeno trenta secondi dal momento in cui ci sediamo con Daniel Stamm e lui ci parla subito di quella volta che alla première americana de “L’ultimo esorcismo” era stato distratto da qualcosa. A pochi metri da lui, infatti, Quentin Tarantino continuava ininterrottamente a commentare il film e a gesticolare: “Era davvero preso dalla visione del film – ci racconta il regista - gli è piaciuto molto, tranne il finale. Avrebbe voluto davvero vedere un'ulteriore scena”. Ma non possiamo dirvi altro, lo scoprirete in sala, dal momento che il film arriva in Italia distribuito dalla Eagle Pictures.

E il regista ci rivela anche che la pellicola rappresenta il suo debutto nell’horror: “E ho scoperto che la formula è la stessa di realizzare un film drammatico, tutto si basa sui personaggi e bisogna fare in modo che il pubblico si identifichi con loro. Non puoi pensare solo alle scene di paura. Bisogna raccontare una storia vera e dei personaggi interessanti".

L'ultimo esorcismo

Anche il tuo film è un found footage movie, proprio come “The Blair Witch Project” o “Paranormal Activity”. Cosa ne pensi di questo trend degli horror realizzati come se fossero filmati ritrovati?
E’ interessante che usi la parola "trend", perché spero che non sarà così. Un trend passa dopo un po’ di tempo, credo invece che questo sia un format destinato a essere sviluppato. Una tecnica diversa dal modo classico di fare cinema. In un film normale, tu regista chiedi all’audience di credere nel mondo che metti in scena. In un finto documentario come questo, ciò che inquadri è il mondo reale, quello in cui gli spettatori vivono e dove niente deve sembrare finto. Quando fai un film così, sei tu che vai incontro al pubblico e non il contrario.

E dal punto di vista tecnico, quanto è stata diversa l'esperienza sul set de "L'ultimo esorcismo"?
Il mockumentary è lontano da qualsiasi approccio classico. Girare in questo modo implica lavorare con un gruppo di persone di cui ti fidi ciecamente, perché arrivi sul set e non sai esattamente cosa fare. È un’esperienza bellissima, quella di avere a che fare col panico di non essere preparati. Una cosa impensabile per un regista di film. Collaborando con la troupe e con attori capaci di improvvisare si raggiunge una qualità molto più grande di quella che avresti raggiunto da solo.

Quanto ti ha ispirato lavorare con un amante dell'horror come Eli Roth?
Eli Roth è unico. Il suo entusiasmo è capace di smuovere le montagne: lui entra in una stanza e ci mette pochissimo a convincere tutti con la sua passione. È una persona intelligente e positiva. E' stata la mia prima volta con l’horror e lui è stato come un mentore, veniva in sala di montaggio e mi aiutava a dosare la giusta miscela di brivido, dandomi dei suggerimenti a cui non avrei mai pensato.

L'ultimo esorcismo

Il protagonista de “L’ultimo esorcismo” è un prete che guadagna soldi per inscenare finti esorcismi, ingannando la gente. Avete svolto delle ricerche su personaggi del genere?
Abbiamo guardato qualche documentario ed effettivamente esistono persone così. Imbroglioni a tutti gli effetti, ma così eleganti e carismatici che non puoi fare a meno di provare simpatia per loro. Proprio perché, come il nostro protagonista Cotton, anche loro sono molto aperti riguardo a quello che fanno.

E adesso girerai il remake di “Martyrs”?

No, prima c’è un progetto intitolato “Reincarnate” e prodotto da M. Night Shyamalan. Dopo “Devil”, questo sarà il secondo capitolo della trilogia delle Night Chronicles.

Quanta libertà ti ha dato Shyamalan nello sviluppare questo progetto che porta il suo nome nel titolo?

Night è una persona coi piedi per terra, una cosa non troppo comune a Hollywood. Non è solo un ottimo regista, ma è soprattutto un grande essere umano. Mi ha inviato lo script e mi ha chiesto cosa ne pensassi. Gli ho detto cosa mi piaceva di quella storia e quello che invece avrei voluto modificare. Lui mi ha ascoltato e abbiamo continuato a svilupparlo insieme. Gireremo a febbraio.

L'ultimo esorcismo

E da spettatore quali sono i film che ami guardare?
Il mio film preferito in assoluto è “Le onde del destino”. Adoro Von Trier e gli incredibili personaggi femminili che riesce a creare. D’altra parte penso che sia bizzarro che poi venga accusato di essere misogino e razzista. Di solito mi sembra che lui faccia un po'  finta di essere fuori di testa, ma quando guardo un film come “Manderlay”, mi chiedo se le accuse che gli vengono fatte abbiano magari un fondo di verità. L’altro mio film preferito è “Fight Club”, ma adoro tutto il cinema, da “Psycho” a “Forrest Gump”. 


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