NOTIZIE

CONVERSAZIONI HORROR: ROMERO E ARGENTO

Dopo la fortunatissima retrospettiva dedicata a John Carpenter, due anni fa, anche in questa edizione il Torino Film Festival ha voluto rendere omaggio ad un maestro di un genere, quello horror.

Non ho sonno

12.04.2007 - Autore: Andrea Nobile
Dopo la fortunatissima retrospettiva dedicata a John Carpenter, due anni fa, anche in questa edizione il Torino Film Festival ha voluto rendere omaggio ad un maestro di un genere, quello horror, spesso bistrattato e invece, nei suoi migliori esempi, mezzo per una feroce critica politica e sociale. Critica sociale evidente fin dallesordio di George Romero, quel La notte dei morti viventi girato con due soldi e attrezzature scarse ma che nonostante ciò ha rivoluzionato la storia di questo genere cinematografico. Nel corso della retrospettiva, prima della proiezione della versione integrale di Zombi, a sorpresa Romero e Argento hanno deciso di incontrare il pubblico. Questa è la discussione che ne è scaturita. ROMERO: Voglio innanzi tutto ringraziare ancora una volta Dario perché senza di lui, senza il suo intervento nella produzione, questo film non sarebbe mai nato. In un certo senso ha ridato vita alla mia carriera: prima di Zombi i miei film non avevano mai avuto una distribuzione decente, invece grazie allopera di Dario questo film lha avuta, anzi ha avuto successo e questo ovviamente mi ha aiutato per i film successivi. ARGENTO: Mi ricordo che la prima fu proprio qui a Torino, una stranezza, perché cera il distributore che era convinto che si trattasse di un film con poche speranze, che sarebbe andato male, e allora mi ha detto che visto che visto che a Torino ero particolarmente amato avrebbe fatto lanteprima qui, perché se non aveva successo qui non lo avrebbe avuto da nessuna parte. Si tratta di un film che ha avuto una storia difficile, perché la censura lo aveva bloccato e aveva richiesto troppi tagli, Zombi ne sarebbe stato stravolto. Allora io lo riproposi alla commissione chiedendo una procedura durgenza, altrimenti potevano passare anche mesi, e riuscii a ottenere almeno la distribuzione vietata ai minori di 18 anni. Cosa secondo me assurda, perché Zombi era un film per tutti, non voglio dire per famiglie ma certamente adatto a tutti. Però non vorrei parlare solo di questo film, vorrei svelare un po di cose su George, qualche curiosità che il pubblico difficilmente sa. Ad esempio che lui non è nato a Pittsburgh dove ha sempre operato ma a New York, e che ha avuto una formazione da artista, prima che da cineasta. ROMERO: E vero, sono andato a Pittsburgh per frequentare una scuola darte, in particolare pittura e scultura, anche perché mio padre era uno scultore. Al terzo anno però mi sono reso conto che non sarei mai diventato un bravo artista. Per fortuna nella stessa scuola cera un dipartimento di arti teatrali, e io sono passato a frequentare quel corso. A quellepoca non pensavo ancora al cinema, perché credevo che quello fosse un mondo dove non potevi entrare, potevi solo nascerci, in senso letterale: pensavo che solo se eri figlio di qualcuno che già ci lavorava potevi combinare qualcosa. Invece il teatro mi sembrava più aperto, e io pensavo sinceramente di finire per farlo. Nello stesso periodo però ho fatto anche molta gavetta nei vari laboratori audiovisivi che in quel periodo sorgevano come funghi. Allinizio facevo cose molto umili, come il garzone o quello che portava le pellicole. Però, potendo avere accesso a delle attrezzature, per quanto elementari, ho cominciato a realizzare qualche spot e poi sempre con le stesse attrezzature improvvisate è nata La notte dei morti viventi. Vedevo chiaramente molti film, anche di Dario: il primo suo film che ho visto, prima ancora di conoscerlo, è stato Luccello dalle piume di cristallo. ARGENTO: Romero come altri della sua generazione è nato avendo come riferimento un certo tipo ben preciso di cinema horror, quello di Frankenstein o dei film della Hammer. Romero ha spezzato questo cliché di un genere che si rifaceva soprattutto al gotico con La notte dei morti viventi, dove ha utilizzato le nostre paure e i nostri comportamenti quotidiani. In questo senso ha fatto proprio da spartiacque nella storia di questo genere cinematografico. E daltra parte credo proprio che i riferimenti di Romero per questo film siano stati non il cinema horror ma i film di Orson Welles, il cinema di denuncia, il cinema sociale. ROMERO: E vero, Welles è tra coloro che mi hanno influenzato di più, dovendo scegliere da chi rubare qualcosa sceglierei sicuramente lui. Non credo però di avere uno stile personale, o quanto meno non riesco a riconoscerlo in me. Posso riconoscere quello di Dario, ma non il mio, forse perché continuo a cambiare, o forse perché non è che si ha poi così tante opportunità per lavorare: non è più il tempo di John Ford e dei suoi 300 film, oggi noi siamo già fortunati se ne facciamo 15 o 20. ARGENTO: George, come tutte le persone importanti, ma anche come tutti i pazzi, è una persona che ha seguito un suo sogno, una sua personale utopia. Per esempio ha cercato di realizzare, a Pittsburgh, una sorta di contropotere rispetto agli studios di Hollywood, una struttura che fosse in grado di fare film con pochi soldi e soprattutto dove il produttore lasciava finalmente completa autonomia allautore. E in questo modo che ha realizzato molti dei suoi film. ROMERO: Non so se si possa chiamare proprio utopia: forse abbiamo solo cercato di fare le nostre cose, e probabilmente siamo anche stati fortunati con i primi film. Ma le difficoltà aumentano di anno in anno, ora che una delle principali case di produzione del cinema cosiddetto indipendente è in mano a Mickey Mouse. E poi ci sono sempre maggiori problemi con la distribuzione: allora esistevano distributori indipendenti, oggi se Harry Potter esce in migliaia di sale rimane ben poco spazio per tutti gli altri, rimane poco spazio per me. ARGENTO: Devi assolutamente raccontare la storia del finale di La metà oscura perché è quasi come un romanzo. ROMERO: Ci vorrebbe molto tempo per raccontare la storia completa. Comunque, per farla breve, la produzione, la Orion, attraversava un momento di difficoltà finanziarie e ci tagliò i fondi, ma voleva comunque che continuassimo a girare il film. Alla fine fecero dei test negli Usa, prima della distribuzione. E una cosa usuale e in genere questi test vengono fatti a Hollywood su un pubblico composto principalmente da adolescenti, che si lamentano di cose del tipo quale automobile viene usata nel film o come si veste un certo personaggio. In questo modo i produttori hanno la scusa per imporre ogni tipo di cambiamento. In questa particolare occasione il pubblico si lamentò del fatto che il protagonista, come daltra parte avveniva nel racconto di Stephen King, alla fine venisse portato via verso il cielo dagli uccelli; la motivazione era che per loro il cielo rappresentava il paradiso e invece quel personaggio meritava di finire allinferno. La storia dei vari cambiamenti che ci hanno imposto è andata avanti per quasi un anno. ARGENTO: Ci dice Giulia DAgnolo, la curatrice della rassegna e della contestuale pubblicazione su Romero, che tutti i grandi registi che è andata a intervistare, da Carpenter a Cronenberg e Dante, ci tenevano a parlare dellimportanza che ha avuto Romero per il loro percorso e per il cinema in generale, anche se tutti gli rimproveravano il fatto che facesse pochi film, desideravano che lavorasse un po di più. E in effetti bisogna dire che George è un po un pigrone. Però bisogna ammettere che ha fatto qualcosa che ha cambiato il cinema, ha fatto in modo che dopo di lui non si potesse più fare allo stesso modo un film horror. E questo è molto raro.