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Carlos, rivoluzionario di professione

Il film di Assayas, con perizia storica e documenti originali dell'epoca, restituisce- mimetizzandosi nel momento storico-il divenire di personaggi diversi nelle varie fasi della sua vita da parte di un "rivoluzionario di professione".

Carlos

08.11.2010 - Autore: Marco Guarella
Vita travagliata qui all'Auditorium per il biopic "Carlos". Lo abbiamo visto Giovedì dopo il grave inconveniente tecnico dei giorni precedenti che lo ha fatto saltare l'evento speciale del Festival Internazionale del Film di Roma che  prevedeva la proiezione e l'incontro del pubblico con il regista del Film, Olivier Assayas.
Visto nella versione ridotta di 165 minuti rispetto alle cinque ore e mezzo originali, dal probabile destino televisivo, Carlos appare un film interessante e complesso. La vita di Ilich Ramírez Sánchez, al di là di giudìzi morali e storici, ha il valore di un ipertesto nel panorama dell'utopia terzomondista nonostante la distopia della Guerra Fredda. Forse è questa la complessità di una figura che riassume le molte contraddizioni dell'antimperialismo nato dopo la destalinazzazione ma inevitabilmente prigioniero degli accordi di Yalta.
Carlos nasce a Caracas nel '49, figlio di un avvocato Marxista, si forma nell'osservanza terzinternazionalista; lasciato il Venezuela, dopo due anni di studi allo Stafford House Tutorial College di Kensington di Londra in pieno '68 sceglie la Patrice Lumumba University di Mosca da dove viene espulso nel 1970.
E' in quell'anno, ad Amman in Giordania, che ha inizio della sua attività di guerriglia con il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Dal 1973, in nome della causa mediorientale, iniziano una serie di azioni in Europa il cui culmine è- il 21 dicembre 1975- l'attacco al quartier generale dell'OPEC a Vienna.
Da allora Carlos sarà continuamente in fuga tra arresti, rilasci, coperture e ambiguità all'interno del Blocco orientale e arabo.
Una vita che assumerà l'aspetto letterario di un continuo gioco di spie e che si fermerà solo nel' 94 con il suo arresto in Sudan, concludendosi definitivamente nel '97 quando sarà poi condannato a l'ergastolo.
Figura ambigua e romantica, Carlos fu soprannominato "Sciacallo" dalla stampa quando una copia del romanzo Il giorno dello sciacallo di Frederick Forsyth fu trovata tra i suoi beni personali.
La sua storia politica cambia nel momento in cui viene allontanato dai palestinesi, dopo proverà a ritrovare un suo spazio ma con la Caduta del Muro la sua libertà d'azione finirà inevitabilmente. Pur nella difficoltà del restituire la complessità della geopolitica degli anni '70 e '80, la pellicola delinea l'asse strategica del ruolo del Medio Oriente.
Il film di Assayas, con perizia storica e documenti originali dell'epoca, restituisce- mimetizzandosi nel momento storico-il divenire di personaggi diversi nelle varie fasi della sua vita da parte di un "rivoluzionario di professione".
Difficile confrontare questo film con altre biografie di carattere storico. Viene naturale confrontarsi con Che di Steven Soderbergh, anche per il look nelle prime apparizioni di Carlos, ma dal nostro punto di vista Carlos ricorda maggiormente lo stile di Baader Meinhof complex recente film sulla RAF tedesca.
Una pellicola che ha l'ambizione forse di essere una introspezione sulla "strategia della rivoluzione", un prodotto quasi metacinematografico che ha però il merito di restituire sogni e tragedie del secolo scorso. 

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